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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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Questi incredibili tre minuti

A far da colonna sonora agli eventi significativi della mia vita recente c'è, da un po', il Liga.
"Niente paura," mi cantava mentre partivo per il Canada.
A settembre 2013, all'Arena di Verona, invece risuonava "quando canterai la tua canzone, la canterai con tutto il tuo volume, che sia per tre minuti o per la vita avrà su il tuo nome" quando avevamo appena deciso che la nostra avventura si sarebbe chiamata Libellula per contenere le iniziali di noi tre - ELeonora, LUna e LAura.
Due anni fa a Padova abbracciavo quell'Eleonora di cui sopra mentre commosse ascoltavamo "A modo tuo," dedicandola alla piccoletta che cresceva nella sua pancia.
Martedì rivedrò il Liga dal vivo, e magari lo sentirò cantare che "ci vogliono buoni compagni di viaggio" per scoprire le "luci d'America." Perché se me l'avesse detto qualche anno fa non gli avrei creduto, ma sono davvero in partenza per l'America. E questo significa che non sarò più parte di Libellula, dove rimarrà, come socia originaria, solo Eleonora, la nostra Don Chisciotte.
Perché tutto è nato nella sua testa, piena di visioni del mondo come dovrebbe essere e della vita come dovrebbe andare. È grazie a lei se quei "tre minuti" col nostro nome sopra sono stati sei anni intensissimi, di rabbia e lacrime ma anche e soprattutto di amicizia, risate, persone straordinarie che sono entrate nelle nostre vite per rimanerci. Sono stati sei anni di immenso orgoglio, da quando abbiamo fatto il primo corso a quando vedevo scritti i nostri nomi sulle lavagnette delle aule - noi quattro, io Eleonora Angela e Genny, le "nuove entrate," ad occupare tutte le aule disponibili.
Quando ho concluso le mie ultime lezioni nella nostra seconda sede ho raccolto alcune delle mie cose per portarle a casa, e tra queste c'era l'astuccio che mi portavo sempre appresso per fare lezione a domicilio. Dentro c'era un contenitore di quelli delle sorprese Kinder, con dei gessetti bianchi. Risale alle elementari, e quei gessetti li rubavo a scuola; poi a casa, con un taglierino, li sminuzzavo per avere la polvere a portata di mano, che non si sa mai se entrano i ladri di notte gliela butto in faccia e mi salvo.
Grazie al cielo non sono mai serviti allo scopo, ma li ho conservati e portati con me quando abbiamo deciso di avere le lavagne nere. In un certo senso, mi hanno salvata, sì, anche se non dai ladri di notte. Sono il simbolo di quello che in questi anni siamo riuscite a costruire e portare avanti, salvandoci da vite normali e noiose, a seguire gli ordini di qualcun altro in lavori che non ci appartengono. E adesso staranno lì ad aspettarmi, accanto a una pila di biglietti da visita che non valgono più, distribuiti a Glasgow in una delle tante esperienze che ho vissuto grazie a Libellula.
E se sono una persona più consapevole delle mie capacità e fiduciosa in quello che il futuro mi riserva, lo devo soprattutto a questi incredibili tre minuti. Perché "siamo rimasti ancora noi, siamo ancora noi, è stato tutto vero, sarà comunque vero, e fino all'ultimo respiro" come direbbe il Liga.

GRAZIE.
Buon compleanno.