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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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2 su 3 mesi negli USA: disavventure mediche

Sembrava troppo bello, trascorrere tutto il soggiorno senza intoppi, no?!
Beh, si dà il caso che giovedì scorso abbia deciso di trascorrere il pomeriggio in spiaggia, dato che ancora non l'avevo fatto da quando sono qui. Ho inforcato la mia BoliDiamond portando il telo, la crema solare, il libro e del lavoro da fare... insomma, ero prontissima! Col senno di poi, forse avrei dovuto portare anche del repellente contro gli insetti, ma è andata così.
Arrivata sana e salva in riva all'oceano, per prima cosa ho notato dei cartelli di divieto di balneazione che mi hanno un po' stupita: ma come, siamo in California e non posso fare il bagno nell'oceano?!

Non proprio. I cartelli avvisano che ci sono acque di scolo che scaricano in zona, perciò se vuoi nuotare lo fai a tuo rischio e pericolo... considerando che l'acqua dell'oceano è comunque gelata, vorrà dire che non farò il bagno stavolta!
Legata BoliDiamond e disteso il mio telo, mi sono messa in costume in riva all'oceano e sembrava tutto perfetto, salvo alcuni sciami di insettini che volavano continuamente a bassa quota, ma non ci ho fatto troppo caso. Mentre ero distesa a pancia in giù, a un certo punto ho sentito un fastidio sulla coscia destra, ma pensavo fosse la sabbia o il telo, mosso dal vento; come ho potuto constatare, si trattava invece di un insetto, probabilmente un'ape, che con il mio movimento ha deciso di pungermi.

Quello accanto al mio dito è il pungiglione
Dopo aver estratto immediatamente il pungiglione - per questo penso fosse un'ape - sembrava solo una brutta puntura, tanto che sono rimasta ancora in spiaggia fino al tramonto e non ho accusato dolori oltre al prurito. Tornata a casa, la zona era arrossata ma non sembrava ancora troppo grave... trascorse 24 ore, la situazione andava peggiorando, ormai quasi tutta la coscia era arrossata e gonfia nonostante usassi del ghiaccio per calmare l'irritazione. Nel frattempo sono andata a cercare i documenti dell'assicurazione medica fatta a suo tempo, della durata di un anno: ovviamente, era scaduta mercoledì, il giorno prima della puntura!
Conoscendo il sistema sanitario americano, ero tentata di anticipare il volo di ritorno in Italia - sarebbe sicuramente costato meno di un viaggio al pronto soccorso! Nick invece ha avuto un'illuminazione: esiste un servizio online (ah, la tecnologia!!) di consulto medico che non richiede l'assicurazione, e può prescrivere anche medicine. Domenica, quindi, mi sono collegata con una gentilissima dottoressa che ha esaminato le foto della gamba e mi ha fatto tutta una serie di domande per escludere malattia di Lyme e altre patologie più gravi, concludendo che la puntura aveva fatto infezione e forse un principio di reazione allergica, e prescribendomi antibiotici e antistaminici.
La prescrizione è stata inviata direttamente alla farmacia più vicina, dove non mi hanno chiesto documenti d'identità ma solo generalità e data di nascita; al momento di pagare, mi hanno anche chiesto se volessi fare la tessera fedeltà... ho declinato l'offerta, ma scommetto che in Italia la vorrebbero fare in tanti!
Adesso avrei bisogno di un portapillole, con tutto quello che sto prendendo: l'antibiotico 4 volte al giorno a stomaco pieno, lo yogurt probiotico per proteggere lo stomaco, l'antistaminico una volta al giorno, le vitamine una volta al giorno... un lazzaretto!! In compenso, tutto questo - inclusa la visita virtuale - mi è costato un totale di 66€ solamente, quando una visita al pronto soccorso parte dai 200-300$ quando hai l'assicurazione.
Sono molto fortunata che non mi sia successo nulla di più grave, e di sicuro terrò d'occhio molto di più le scadenze dell'assicurazione, in futuro!

PS-Vi risparmio le foto della puntura, perché fanno davvero impressione, ma sta guarendo!
Entrambe queste foto le ho scattate dopo la puntura, segno che non stavo male!

2 su 3 mesi negli USA: un weekend a Portland

Dato che sembra brutto stare a casa per troppo tempo, abbiamo deciso di trascorrere un weekend lungo ad agosto a Portland, dai nostri amici che abitano lì.
Portland è in Oregon, quindi sempre sulla costa ovest, ma molto più a nord di Ventura, e per arrivarci abbiamo preso due voli, quattro ore in tutto. Rispetto ai voli internazionali, volare all'interno degli USA è una passeggiata: basta mostrare il documento una volta, controlli velocissimi, arrivo senza ulteriori controlli, che sollievo rispetto alle 2 ore per uscire dall'aeroporto quando arrivo dall'Italia!
Portland è una città molto piacevole: è hippie, ecologista, alternativa... c'è perfino una serie tv "Portlandia" che prende in giro questi stereotipi, dicendo che Portland è la città dove "i giovani vanno in pensione" e vivono come dei vecchi 😅. Il clima ad agosto era caldo e soleggiato, ma in realtà piove tantissimo, quindi d'inverno non è altrettanto piacevole. I nostri amici hanno una casa immersa nella natura, con un orto dove coltivano verdura e un giardino ricco di piante e fiori dove i due gatti e il cane amano gironzolare. Siamo andati a fare una gita a Silver Falls, un parco fuori città dove ci sono una dozzina di cascate, con delle formazioni rocciose talmente grandi che si può camminare dietro le cascate, bellissimo!
Sulla strada per arrivare al parco abbiamo visto tante "Christmas tree farms", ovvero piantagioni di abeti da vendere come alberi di Natale; qui infatti la tradizione è di avere alberi di Natale veri, che poi vengono lasciati sul bordo della strada alla fine delle festività e vengono riciclati come legna da ardere o per altri usi. Ma abbiamo visto anche piantagioni di alberi per i pali del telefono! I tralicci delle linee telefoniche infatti sono spesso tronchi d'albero altissimi, per ragioni che nessuno ha saputo spiegarmi per ora, ma immagino siano più economici che costruirli in altri materiali.
Nei giorni successivi abbiamo trovato il tempo per esplorare Portland, la sua libreria immensa e le sue sale giochi (dove abbiamo speso i quarters), io e la nostra amica ci siamo godute un super massaggio in spa, e abbiamo provato i diversi piatti tipici che offre la città. Una sera, dopo il massaggio, abbiamo cenato in un'ex scuola elementare: dopo essere stata chiusa, è stata comprata da un imprenditore che ha trasformato i locali in un hotel e numerosi bar, lasciando molti degli arredi originali... un'atmosfera affascinante e a tratti inquietante!
L'ultimo giorno è invece stato dedicato alla gita a Seattle, tre ore di macchina a nord: Nick infatti ha convinto il gruppo a seguirlo nella sua esplorazione di negozi di videogiochi vintage. Seattle è la città di Kurt Cobain e dei Nirvana, perciò ancora più alternativa e underground di Portland. Abbiamo visitato il mercato, famoso per il pesce ma dove io ho trovato dell'ottimo tè e dove abbiamo assaggiato i piroshki, dei calzoni ripieni di salmone affumicato davvero buoni! Tra l'altro, vicino al mercato c'è anche la prima sede al mondo di Starbucks, ma la fila era davvero troppo lunga per entrare!
Dopo il mercato, abbiamo cominciato il tour dei negozi di videogiochi, dove Nick ha trovato una consolle Nintendo 64 e dove anch'io mi sono divertita a spendere quarters per giocare ai videogiochi come da bambina, solo che non c'erano i gettoni né le 500 lire.
Insomma, sia Portland che Seattle ci sono piaciute, ma probabilmente d'inverno sarebbe molto diversa la faccenda. Certo, entrambe meritano almeno un passaggio, anche per chi non ama i videogiochi e i fumetti, garantisco!


2 su 3 mesi negli USA: la vita quotidiana

Eccomi qua, incredibile a dirsi ma un altro mese è già volato!
Passato il primo periodo di assestamento, ho impostato una routine quotidiana che mi dà una certa regolarità. Certo, ci sono molti aspetti della vita quotidiana in California che sono diversi da quella in Italia... a cominciare da piccole cose, come l'assenza del bidet (!!!) e la tipica doccia dove si può regolare solo la temperatura dell'acqua, ma non la quantità, con conseguente spreco di litri d'acqua in una regione già arida di per sé; oppure l'affascinante trita-rifiuti nel lavello della cucina, per cui non serve pulire bene i piatti prima di lavarli, tanto quello macina tutto!


A proposito di tecnologia, un po' perché sono in America e un po' perché Nick è patito di tutto quanto è tecnologico, sono letteralmente circondata da intelligenze artificiali che dirigono ogni aspetto della giornata: dal trasmettere le notizie la mattina, all'impostare il timer per la pasta, all'attivare o disattivare l'allarme, ormai niente è più analogico, tutto è digitale!
Perfino al supermercato la tecnologia la fa da padrone! C'è un distributore automatico che cambia le monete in banconote (perché si sa, le monete non si usano praticamente mai); un altro distributore automatico fa le copie delle chiavi; ovviamente, le casse automatiche sono la cosa più normale del mondo; per andare da un piano all'altro del supermercato c'è la scala mobile per le persone con accanto lo scivolo mobile per i carrelli!!
Rispetto all'Italia, devo ammettere che le persone sono in genere molto più gentili, qui. E dire che la gente di Los Angeles viene considerata cafona, in confronto ad altre parti della costa ovest! Che sia solo una facciata o lo facciano per davvero, le persone sono di solito super sorridenti, mi salutano per strada quando incrocio qualcuno in bici, le cassiere del supermercato scambiano sempre qualche parola (perché io continuo ad andare alle casse normali, alla faccia della tecnologia!)
L'esperienza della spesa al supermercato è un evento a parte. Ovviamente non posso pretendere di trovare i prodotti che troverei in Italia, però provo sempre un certo mancamento quando vedo le imitazioni di bassa lega di prodotti "Italian original" sugli scaffali; la pasta di grano duro che si cucina direttamente in padella in 30 secondi, gli spaghetti "bolognese" da cucinare come i noodles asiatici, direttamente nella confezione versandoci acqua calda, e chi più ne ha più ne metta.
In compenso, c'è una corsia intera dedicata alle salse per condire l'insalata, con un misero angolino per l'olio e l'aceto. La frutta e la verdura abbondano in qualunque stagione, ed essendo in California ce n'è molta biologica; non va pesata come in Italia (ragione per cui i turisti sono sempre confusi, quando vengono in un supermercato italiano) perché la pesa direttamente la cassiera. Ho fatto la tessera punti senza compilare nessun modulo, e se me la dimentico la cassiera passa la sua per farmi avere comunque gli sconti!
È praticamente impossibile fare le borse della spesa autonomamente, perché ogni supermercato ha gli "imbustatori" che fanno le borse per te, vietandoti di aiutarli. Nei supermercati più piccoli invece, è direttamente il cassiere ad imbustare tutto.
Avere denaro contante è sinceramente uno spreco: si paga tutto - ma proprio TUTTO - con la carta, e se proprio hai bisogno di contante puoi fartelo dare come resto al supermercato o in qualunque negozio quando paghi con la carta, tanto per noi le commissioni sulla valuta sono le stesse che prelevare al bancomat.
L'unico uso dei quarters, cioè le monete da 25c, è per giocare in salagiochi... come racconterò parlando di Portland!