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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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Me Myself & Mackie

"Animista senza speranza di redenzione," mi definiva mio papà da bambina.
Eh sì, mi sono sempre affezionata agli oggetti, spesso più che alle persone. Avevo un mondo popolato di peluche parlanti, muri che mi proteggevano, perfino lampioni che si accendevano al mio passaggio (no, non proprio sempre, ma quando riuscivo a collegarmi telepaticamente, ovvio).

2 su 3 mesi negli USA: disavventure mediche

Sembrava troppo bello, trascorrere tutto il soggiorno senza intoppi, no?!
Beh, si dà il caso che giovedì scorso abbia deciso di trascorrere il pomeriggio in spiaggia, dato che ancora non l'avevo fatto da quando sono qui. Ho inforcato la mia BoliDiamond portando il telo, la crema solare, il libro e del lavoro da fare... insomma, ero prontissima! Col senno di poi, forse avrei dovuto portare anche del repellente contro gli insetti, ma è andata così.
Arrivata sana e salva in riva all'oceano, per prima cosa ho notato dei cartelli di divieto di balneazione che mi hanno un po' stupita: ma come, siamo in California e non posso fare il bagno nell'oceano?!

Non proprio. I cartelli avvisano che ci sono acque di scolo che scaricano in zona, perciò se vuoi nuotare lo fai a tuo rischio e pericolo... considerando che l'acqua dell'oceano è comunque gelata, vorrà dire che non farò il bagno stavolta!
Legata BoliDiamond e disteso il mio telo, mi sono messa in costume in riva all'oceano e sembrava tutto perfetto, salvo alcuni sciami di insettini che volavano continuamente a bassa quota, ma non ci ho fatto troppo caso. Mentre ero distesa a pancia in giù, a un certo punto ho sentito un fastidio sulla coscia destra, ma pensavo fosse la sabbia o il telo, mosso dal vento; come ho potuto constatare, si trattava invece di un insetto, probabilmente un'ape, che con il mio movimento ha deciso di pungermi.

Quello accanto al mio dito è il pungiglione
Dopo aver estratto immediatamente il pungiglione - per questo penso fosse un'ape - sembrava solo una brutta puntura, tanto che sono rimasta ancora in spiaggia fino al tramonto e non ho accusato dolori oltre al prurito. Tornata a casa, la zona era arrossata ma non sembrava ancora troppo grave... trascorse 24 ore, la situazione andava peggiorando, ormai quasi tutta la coscia era arrossata e gonfia nonostante usassi del ghiaccio per calmare l'irritazione. Nel frattempo sono andata a cercare i documenti dell'assicurazione medica fatta a suo tempo, della durata di un anno: ovviamente, era scaduta mercoledì, il giorno prima della puntura!
Conoscendo il sistema sanitario americano, ero tentata di anticipare il volo di ritorno in Italia - sarebbe sicuramente costato meno di un viaggio al pronto soccorso! Nick invece ha avuto un'illuminazione: esiste un servizio online (ah, la tecnologia!!) di consulto medico che non richiede l'assicurazione, e può prescrivere anche medicine. Domenica, quindi, mi sono collegata con una gentilissima dottoressa che ha esaminato le foto della gamba e mi ha fatto tutta una serie di domande per escludere malattia di Lyme e altre patologie più gravi, concludendo che la puntura aveva fatto infezione e forse un principio di reazione allergica, e prescribendomi antibiotici e antistaminici.
La prescrizione è stata inviata direttamente alla farmacia più vicina, dove non mi hanno chiesto documenti d'identità ma solo generalità e data di nascita; al momento di pagare, mi hanno anche chiesto se volessi fare la tessera fedeltà... ho declinato l'offerta, ma scommetto che in Italia la vorrebbero fare in tanti!
Adesso avrei bisogno di un portapillole, con tutto quello che sto prendendo: l'antibiotico 4 volte al giorno a stomaco pieno, lo yogurt probiotico per proteggere lo stomaco, l'antistaminico una volta al giorno, le vitamine una volta al giorno... un lazzaretto!! In compenso, tutto questo - inclusa la visita virtuale - mi è costato un totale di 66€ solamente, quando una visita al pronto soccorso parte dai 200-300$ quando hai l'assicurazione.
Sono molto fortunata che non mi sia successo nulla di più grave, e di sicuro terrò d'occhio molto di più le scadenze dell'assicurazione, in futuro!

PS-Vi risparmio le foto della puntura, perché fanno davvero impressione, ma sta guarendo!
Entrambe queste foto le ho scattate dopo la puntura, segno che non stavo male!

2 su 3 mesi negli USA: un weekend a Portland

Dato che sembra brutto stare a casa per troppo tempo, abbiamo deciso di trascorrere un weekend lungo ad agosto a Portland, dai nostri amici che abitano lì.
Portland è in Oregon, quindi sempre sulla costa ovest, ma molto più a nord di Ventura, e per arrivarci abbiamo preso due voli, quattro ore in tutto. Rispetto ai voli internazionali, volare all'interno degli USA è una passeggiata: basta mostrare il documento una volta, controlli velocissimi, arrivo senza ulteriori controlli, che sollievo rispetto alle 2 ore per uscire dall'aeroporto quando arrivo dall'Italia!
Portland è una città molto piacevole: è hippie, ecologista, alternativa... c'è perfino una serie tv "Portlandia" che prende in giro questi stereotipi, dicendo che Portland è la città dove "i giovani vanno in pensione" e vivono come dei vecchi 😅. Il clima ad agosto era caldo e soleggiato, ma in realtà piove tantissimo, quindi d'inverno non è altrettanto piacevole. I nostri amici hanno una casa immersa nella natura, con un orto dove coltivano verdura e un giardino ricco di piante e fiori dove i due gatti e il cane amano gironzolare. Siamo andati a fare una gita a Silver Falls, un parco fuori città dove ci sono una dozzina di cascate, con delle formazioni rocciose talmente grandi che si può camminare dietro le cascate, bellissimo!
Sulla strada per arrivare al parco abbiamo visto tante "Christmas tree farms", ovvero piantagioni di abeti da vendere come alberi di Natale; qui infatti la tradizione è di avere alberi di Natale veri, che poi vengono lasciati sul bordo della strada alla fine delle festività e vengono riciclati come legna da ardere o per altri usi. Ma abbiamo visto anche piantagioni di alberi per i pali del telefono! I tralicci delle linee telefoniche infatti sono spesso tronchi d'albero altissimi, per ragioni che nessuno ha saputo spiegarmi per ora, ma immagino siano più economici che costruirli in altri materiali.
Nei giorni successivi abbiamo trovato il tempo per esplorare Portland, la sua libreria immensa e le sue sale giochi (dove abbiamo speso i quarters), io e la nostra amica ci siamo godute un super massaggio in spa, e abbiamo provato i diversi piatti tipici che offre la città. Una sera, dopo il massaggio, abbiamo cenato in un'ex scuola elementare: dopo essere stata chiusa, è stata comprata da un imprenditore che ha trasformato i locali in un hotel e numerosi bar, lasciando molti degli arredi originali... un'atmosfera affascinante e a tratti inquietante!
L'ultimo giorno è invece stato dedicato alla gita a Seattle, tre ore di macchina a nord: Nick infatti ha convinto il gruppo a seguirlo nella sua esplorazione di negozi di videogiochi vintage. Seattle è la città di Kurt Cobain e dei Nirvana, perciò ancora più alternativa e underground di Portland. Abbiamo visitato il mercato, famoso per il pesce ma dove io ho trovato dell'ottimo tè e dove abbiamo assaggiato i piroshki, dei calzoni ripieni di salmone affumicato davvero buoni! Tra l'altro, vicino al mercato c'è anche la prima sede al mondo di Starbucks, ma la fila era davvero troppo lunga per entrare!
Dopo il mercato, abbiamo cominciato il tour dei negozi di videogiochi, dove Nick ha trovato una consolle Nintendo 64 e dove anch'io mi sono divertita a spendere quarters per giocare ai videogiochi come da bambina, solo che non c'erano i gettoni né le 500 lire.
Insomma, sia Portland che Seattle ci sono piaciute, ma probabilmente d'inverno sarebbe molto diversa la faccenda. Certo, entrambe meritano almeno un passaggio, anche per chi non ama i videogiochi e i fumetti, garantisco!


2 su 3 mesi negli USA: la vita quotidiana

Eccomi qua, incredibile a dirsi ma un altro mese è già volato!
Passato il primo periodo di assestamento, ho impostato una routine quotidiana che mi dà una certa regolarità. Certo, ci sono molti aspetti della vita quotidiana in California che sono diversi da quella in Italia... a cominciare da piccole cose, come l'assenza del bidet (!!!) e la tipica doccia dove si può regolare solo la temperatura dell'acqua, ma non la quantità, con conseguente spreco di litri d'acqua in una regione già arida di per sé; oppure l'affascinante trita-rifiuti nel lavello della cucina, per cui non serve pulire bene i piatti prima di lavarli, tanto quello macina tutto!


A proposito di tecnologia, un po' perché sono in America e un po' perché Nick è patito di tutto quanto è tecnologico, sono letteralmente circondata da intelligenze artificiali che dirigono ogni aspetto della giornata: dal trasmettere le notizie la mattina, all'impostare il timer per la pasta, all'attivare o disattivare l'allarme, ormai niente è più analogico, tutto è digitale!
Perfino al supermercato la tecnologia la fa da padrone! C'è un distributore automatico che cambia le monete in banconote (perché si sa, le monete non si usano praticamente mai); un altro distributore automatico fa le copie delle chiavi; ovviamente, le casse automatiche sono la cosa più normale del mondo; per andare da un piano all'altro del supermercato c'è la scala mobile per le persone con accanto lo scivolo mobile per i carrelli!!
Rispetto all'Italia, devo ammettere che le persone sono in genere molto più gentili, qui. E dire che la gente di Los Angeles viene considerata cafona, in confronto ad altre parti della costa ovest! Che sia solo una facciata o lo facciano per davvero, le persone sono di solito super sorridenti, mi salutano per strada quando incrocio qualcuno in bici, le cassiere del supermercato scambiano sempre qualche parola (perché io continuo ad andare alle casse normali, alla faccia della tecnologia!)
L'esperienza della spesa al supermercato è un evento a parte. Ovviamente non posso pretendere di trovare i prodotti che troverei in Italia, però provo sempre un certo mancamento quando vedo le imitazioni di bassa lega di prodotti "Italian original" sugli scaffali; la pasta di grano duro che si cucina direttamente in padella in 30 secondi, gli spaghetti "bolognese" da cucinare come i noodles asiatici, direttamente nella confezione versandoci acqua calda, e chi più ne ha più ne metta.
In compenso, c'è una corsia intera dedicata alle salse per condire l'insalata, con un misero angolino per l'olio e l'aceto. La frutta e la verdura abbondano in qualunque stagione, ed essendo in California ce n'è molta biologica; non va pesata come in Italia (ragione per cui i turisti sono sempre confusi, quando vengono in un supermercato italiano) perché la pesa direttamente la cassiera. Ho fatto la tessera punti senza compilare nessun modulo, e se me la dimentico la cassiera passa la sua per farmi avere comunque gli sconti!
È praticamente impossibile fare le borse della spesa autonomamente, perché ogni supermercato ha gli "imbustatori" che fanno le borse per te, vietandoti di aiutarli. Nei supermercati più piccoli invece, è direttamente il cassiere ad imbustare tutto.
Avere denaro contante è sinceramente uno spreco: si paga tutto - ma proprio TUTTO - con la carta, e se proprio hai bisogno di contante puoi fartelo dare come resto al supermercato o in qualunque negozio quando paghi con la carta, tanto per noi le commissioni sulla valuta sono le stesse che prelevare al bancomat.
L'unico uso dei quarters, cioè le monete da 25c, è per giocare in salagiochi... come racconterò parlando di Portland!

1 su 3 mesi negli USA: il lavoro

Partiamo dal presupposto che, con le politiche attuali (ma anche passate), le possibilità per me di trovare lavoro negli USA non esistono. L'unica opzione sarebbe quella di sposarmi, e al momento non è plausibile.
E quindi, che si fa? Mi godo tre mesi in California, hai detto niente! No, non è il mio unico obbiettivo. Nick in questo periodo lavora le 8 ore al giorno standard in ufficio, che non te lo aspetteresti, perciò io ho accesso al suo ufficio a casa, e ne approfitto! Oltre a dare qualche lezione via Skype ai miei studenti "storici" di Libellula, ho un paio di altri progetti in ballo.
Intanto sto di nuovo collaborando col magico mondo di LinkedIn Learning (dove già sono pubblicati due miei corsi in inglese), questa volta per un corso in SPAGNOLO!! E quindi, sto anche impiegando un po' di tempo a rinfrescare mi español!
Poi, ho lanciato da poco il mio sito per lezioni di lingua e letteratura inglese per gli studenti del liceo italiani: Luna C - Literature Coach. Ma in pratica, come funziona? In pratica, i poveri liceali che devono sorbirsi un intero programma di storia e letteratura inglese, potranno studiare con l'aiuto dei miei video-tutorial su YouTube per ogni argomento, e poi aggiungere ore di lezione via Skype con me e simulazioni di verifica!
Perciò in queste settimane sono stata super impegnata a creare il sito, a promuoverlo sui social, ma soprattutto a creare le presentazioni e a registrare i video per ogni argomento, da Chaucer a Whitman passando per Enrico VIII° e le sue sei mogli!! L'impresa è rendere leggeri e interessanti questi argomenti, che certe volte sono davvero pesanti.
Prevedo che mi aspetteranno altri due mesi intensi, tra español e English!




1 su 3 mesi negli USA: i trasporti


L'America - e qui sì, mi sento di generalizzare - non è stata costruita per le persone, ma per le macchine.
Specialmente quando si esce dalle città principali, l'auto è l'unico mezzo di trasporto a disposizione, anche in uno stato "green" come la California.
A questo proposito, sono rimasta sconvolta all'arrivo a Los Angeles: l'autista della navetta ci ha avvisati che a partire da agosto non trasporteranno più clienti con bagagli più grandi di un trolley. Perché? Perché l'aeroporto ha stabilito che da agosto in poi avranno accesso all'aeroporto solo autobus e navette diesel, a metano o elettrici; delle due ditte che forniscono il servizio navetta, una ha dichiarato il fallimento e l'altra - la nostra - ha acquistato una flotta di pulmini elettrici molto più piccoli di quelli attuali.
Bici e monociclo
Ora, a livello teorico il provvedimento è molto green in partenza; ma costringerà persone come me ad arrivare in aeroporto con la macchina o col taxi, perciò cos'hanno risolto? Nulla. In Italia ci saremmo aspettati una soluzione alternativa, un servizio navetta pubblico per esempio, ma in California è tutto normale, lo stato non deve intervenire in questioni del genere.
E così ci ritroviamo con autostrade a cinque corsie che procedono a passo d'uomo, esattamente come avete visto in "La-la-land," girato proprio qui.
I taxi esistono, ma sono molto più comuni Uber e Lyft, con tutte le preoccupazioni del caso quando ad utilizzarli sono donne sole, soprattutto di notte: ci sono quotidiane storie agghiaccianti di stupri e violenze varie.
E il trasporto pubblico? Abbiamo preso il treno per andare a San Diego, e il comfort è simile a un Italo o Freccia in Italia, con la differenza che si possono ancora acquistare biglietti senza il posto riservato, perciò da un certo punto in poi c'era gente in piedi e seduta in corridoio, come ai vecchi tempi in Italia (o come nei treni regionali ancora oggi!).
Ho preso l'autobus una volta, per andare a comprare la bicicletta. Intanto, tutti gli autobus hanno una rastrelliera davanti, dove poter collocare la bici se serve; poi, si sale solo davanti e si paga il biglietto al momento, oppure si scansiona la tessera dell'abbonamento. Per prenotare la fermata bisogna tirare un cordoncino che corre lungo tutto l'autobus, e per scendere bisogna mettere il piede sullo scalino altrimenti la porta non si apre (rendendo praticamente impossibile la salita da quella porta). Se serve la pedana per le sedie a rotelle, viene fatta scendere dalla porta davanti.
Ciò detto, la differenza sostanziale che ho notato sull'autobus è che chi lo usa è solitamente individuabile per età o status sociale: troppo giovane, troppo anziano, o troppo infermo per guidare la macchina; non abbastanza benestante da avere una macchina, ma non così povero da non poter pagare il biglietto dell'autobus.
Come detto, il mio tragitto in autobus mi ha portata ad acquistare la bici che ho ribattezzato "BoliDiamond," in un negozio / officina dove riparano vecchie biciclette e poi le rivendono a gente come me. Da lì ho affrontato il primo tragitto in bicicletta, 45 minuti circa fino a casa. Per andare in bici qui ci vuole coraggio!
Ci sono piste ciclabili? Sì, ma sono poche quelle separate fisicamente dalla strada; la maggior parte sono semplicemente pitturate sulle corsie, e in alcuni casi le bici possono "utilizzare l'intera corsia" pregando tutti i Santi del Paradiso che nessuna macchina le travolga! Nelle superstrade a volte la pista ciclabile è pitturata di verde per essere più visibile, ed è in mezzo alle corsie di macchine... in piena sicurezza insomma! Inutile dire che, da brava italiana, corro sul marciapiede il più delle volte!
E non è che la situazione sia molto più favorevole, sui marciapiedi. Ci sono intere zone residenziali dove i marciapiedi non sono larghi abbastanza non solo per me in bicicletta, ma neanche per mamme col passeggino o persone in sedia a rotelle! In poche parole, nessuno cammina qui (in una città dove la temperatura oscilla tra i 17 e i 25 gradi tutto l'anno).
Luna e BoliDiamond
Una sera siamo usciti per andare a piedi a un ristorante, e mi sono resa conto che le vetrine dei negozi non sono decorate, e addirittura molte non hanno neanche il nome dell'attività, o è piccolissimo in un angolo. Perché? Perché nessuno cammina, perciò nessuno vedrebbe quelle decorazioni o quei nomi dalle macchine. Se c'è qualche insegna, è abbastanza grande da essere vista dalla macchina, e l'ingresso principale delle attività e dei ristoranti dà sul parcheggio.
Perfino gli attraversamenti pedonali non sono automatici: se è rosso per le macchine, non scatta il verde per i pedoni a meno che qualcuno non lo richieda premendo il pulsante; le macchine possono sempre svoltare a destra, anche col semaforo rosso... in definitiva bisogna avere mille occhi quando si è pedoni o ciclisti!





1 su 3 mesi negli USA: il cibo

Sono in California da oltre un mese, e no, non sono ingrassata, anzi, ho perso chili.
Ma come?? Con tutte quelle schifezze che mangiate lì?!
Beh, un attimo. Vediamo di fare una panoramica. Gli USA sono un Paese molto esteso e molto variegato, come si può immaginare. La California in particolare è un'area felice, dal punto di vista gastronomico: frutta e verdura locali non mancano, c'è una forte coscienza vegana / vegetariana / ambientalista e cibo tipico di molti Paesi del mondo, in particolare cibo messicano vista la vicinanza.
Certo, questo discorso è valido soprattutto per chi se lo può permettere; una caratteristica della California è infatti il costo della vita (il più alto negli USA), che influisce anche sul cibo e costringe le fasce meno abbienti a mangiare cibo scadente ai fast-food.

Tra i ristoranti etnici che preferiamo ci sono il sushi (no, non "all you can eat", roba seria!), il greco, il messicano, il brasiliano e il BBQ coreano (questi sì, "all you can eat," e il secondo è una cosa indescrivibile da quanto è buono).
Certo, anch'io ho provato la mia dose di schifezze: il "Philly cheese steak" fritto, il corn-dog (che è buono, devo dire), i mac&cheese (anche questi buoni purtroppo, ma soprattutto con l'aggiunta di qualche proteina) e via dicendo. Però siamo a dieta, e quindi cerchiamo di bilanciare i valori nutrizionali; io ho un problema con gli zuccheri (strano, chi l'avrebbe detto) che sono abbondantissimi in tutto, mentre Nick ha un problema coi grassi, anche quelli presenti un po' ovunque.

Ci dilettiamo a cucinare nuove e vecchie ricette, bilanciando sempre le proteine i carboidrati e i grassi, che bravi! E allora via di pasta con sugo, zucchine e gamberetti; cavoletti di Bruxelles al forno; lonza di maiale; quesadillas col pollo o i gamberi, col formaggio light e la guacamole fatta in casa. E poi anche qualche sgarro, come la pasta con crema di pomodorini e gamberi.

Abbiamo anche provato varie versioni dell'impossible burger, ovvero l'hamburger vegetariano che imita alla perfezione il gusto della carne; vale la pena provarlo, ma ha una percentuale di grassi improponibile e al supermercato costa un occhio!

Poi ovviamente, l'altra piaga sono le bibite zuccherate: a parte l'occasionale Starbucks, ai ristoranti di solito ci limitiamo a bere acqua (ghiacciata e gratuita), con grande stupore dei camerieri, il più delle volte.

E infine, a proposito di camerieri, l'esperienza di andare a mangiare fuori è molto diversa rispetto all'Italia: i camerieri passano mille volte per chiedere se va tutto bene, per poi portare il conto prima ancora che tu abbia finito, perché hanno urgenza di liberare il tavolo per ricevere altre mance.
Già, la mancia del 15-20% è obbligatoria ovunque, che ci vuoi fare!

1 su 3 mesi negli USA: il tempo libero



Rispetto a prima di partire, ho molto più tempo libero - a volte non ci sono abituata!

Intanto, abbiamo trascorso i primi giorni di questa avventura americana a San Diego, durante il (o la??) Comic-Con.
Cos'è?? Immaginate una fiera professionale con partecipanti da tutto il mondo, con seminari, conferenze, incontri, vendita di prodotti etc etc. Ecco, questo è il Comic-Con, e l'argomento sono i fumetti e i telefilm. Quindi c'è un centro convegni (che occupa circa 10 isolati, na robetta da niente) che al piano terra ospita centinaia di stand dove vengono venduti fumetti, souvenir, disegni, gadget legati ai fumetti; metà del piano terra e tutto il primo piano sono invece occupati dalle sale conferenze, dove vengono tenuti gli attesissimi "panel" (conferenze) delle varie serie tv e film.
Quando dico attesissimi, intendo che alcune decine di fan si accampano fuori dal centro convegni con tende e sacchi a pelo la notte prima, mentre le altre migliaia (perché in una sala conferenze ci stanno 7000 persone) arrivano a qualche ora della mattina, per conferenze che possono iniziare anche diverse ore dopo.
Io in compenso, non avendo il biglietto per entrare nel centro convegni, mi sono divertita ad esplorare le attività esterne, dato che molte reti televisive organizzano attività gratuite per promuovere i loro telefilm.
Per quanto riguarda Ventura, invece, oltre alla classica cena fuori e cinema (rigorosamente muovendosi in macchina, ovviamente!), siamo stati un paio di volte alla "county fair" che sarebbe una specie di sagra. La differenza sta nelle dimensioni - gigantesche rispetto ad una nostra sagra -, nel prezzo del biglietto - che in Italia proprio non c'è - e nell'intrattenimento. A parte avere un vero e proprio luna park a disposizione, ogni sera c'era un concerto diverso, ma non di cover band come in Italia, bensì di gruppi e cantanti abbastanza famosi... come dire i Pooh, per dare un'idea.
E abbiamo perfino provato l'ebbrezza di salire su uno scuolabus-navetta, all'andata e anche al ritorno!!
Esplorando i dintorni A PIEDI, ho scovato una bellissima libreria di seconda mano, perfino con libri antichi, come non ne esistono quasi più. Ho comprato il primo libro della serie "Outlander" e conto di finirlo entro il prossimo mese, dato che trascorro diverse ore al sole in giardino a leggere.
Poi ovviamente ci sono le uscite con BoliDiamond, la mia bici, per andare a fare la spesa oppure per svago, a pedalare in riva all'oceano - conto di organizzarci presto per andare in spiaggia, oltre che al mercato del pesce fresco!
Proprio con BoliDiamond qualche giorno fa ho partecipato ad una gita con un gruppo di cicliste alla scoperta delle piante locali e delle loro proprietà curative. Abbiamo anche visitato l'orto botanico, che sorge su una collina con vista sull'oceano, una meraviglia! E pensare che era stato distrutto all'80% dagli incendi, ma grazie ai volontari e alle donazioni è stato presto ripristinato quasi del tutto.
Non vedo l'ora di continuare le mie esplorazioni, prossime destinazioni: Portland e Seattle!



Questi incredibili tre minuti

A far da colonna sonora agli eventi significativi della mia vita recente c'è, da un po', il Liga.
"Niente paura," mi cantava mentre partivo per il Canada.
A settembre 2013, all'Arena di Verona, invece risuonava "quando canterai la tua canzone, la canterai con tutto il tuo volume, che sia per tre minuti o per la vita avrà su il tuo nome" quando avevamo appena deciso che la nostra avventura si sarebbe chiamata Libellula per contenere le iniziali di noi tre - ELeonora, LUna e LAura.
Due anni fa a Padova abbracciavo quell'Eleonora di cui sopra mentre commosse ascoltavamo "A modo tuo," dedicandola alla piccoletta che cresceva nella sua pancia.
Martedì rivedrò il Liga dal vivo, e magari lo sentirò cantare che "ci vogliono buoni compagni di viaggio" per scoprire le "luci d'America." Perché se me l'avesse detto qualche anno fa non gli avrei creduto, ma sono davvero in partenza per l'America. E questo significa che non sarò più parte di Libellula, dove rimarrà, come socia originaria, solo Eleonora, la nostra Don Chisciotte.
Perché tutto è nato nella sua testa, piena di visioni del mondo come dovrebbe essere e della vita come dovrebbe andare. È grazie a lei se quei "tre minuti" col nostro nome sopra sono stati sei anni intensissimi, di rabbia e lacrime ma anche e soprattutto di amicizia, risate, persone straordinarie che sono entrate nelle nostre vite per rimanerci. Sono stati sei anni di immenso orgoglio, da quando abbiamo fatto il primo corso a quando vedevo scritti i nostri nomi sulle lavagnette delle aule - noi quattro, io Eleonora Angela e Genny, le "nuove entrate," ad occupare tutte le aule disponibili.
Quando ho concluso le mie ultime lezioni nella nostra seconda sede ho raccolto alcune delle mie cose per portarle a casa, e tra queste c'era l'astuccio che mi portavo sempre appresso per fare lezione a domicilio. Dentro c'era un contenitore di quelli delle sorprese Kinder, con dei gessetti bianchi. Risale alle elementari, e quei gessetti li rubavo a scuola; poi a casa, con un taglierino, li sminuzzavo per avere la polvere a portata di mano, che non si sa mai se entrano i ladri di notte gliela butto in faccia e mi salvo.
Grazie al cielo non sono mai serviti allo scopo, ma li ho conservati e portati con me quando abbiamo deciso di avere le lavagne nere. In un certo senso, mi hanno salvata, sì, anche se non dai ladri di notte. Sono il simbolo di quello che in questi anni siamo riuscite a costruire e portare avanti, salvandoci da vite normali e noiose, a seguire gli ordini di qualcun altro in lavori che non ci appartengono. E adesso staranno lì ad aspettarmi, accanto a una pila di biglietti da visita che non valgono più, distribuiti a Glasgow in una delle tante esperienze che ho vissuto grazie a Libellula.
E se sono una persona più consapevole delle mie capacità e fiduciosa in quello che il futuro mi riserva, lo devo soprattutto a questi incredibili tre minuti. Perché "siamo rimasti ancora noi, siamo ancora noi, è stato tutto vero, sarà comunque vero, e fino all'ultimo respiro" come direbbe il Liga.

GRAZIE.
Buon compleanno.