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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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Il piano B


"Quando canterai la tua canzone
la canterai con tutto il tuo volume
che sia per tre minuti o per la vita
avrà su il tuo nome!" - Ligabue

Ho sempre avuto un piano B. Avevo sei anni, e volevo fare la maestra "perché mi piacevano i bambini piccoli" (io, donna vissuta). Ma se non fosse andata in porto, potevo sempre fare la babysitter. Per la gioia di nonna e Pa', che mi spiegavano come la babysitter fosse "l'ultimo scalino della scala sociale".

Avevo otto anni, e decisi che avrei fatto il liceo classico, Lettere e poi avrei insegnato alle medie. Italiano, ma se fosse andata male potevo sempre insegnare inglese.
Avevo diciotto anni, e mi tenni greco per ultimo perché tanto, quante probabilità c'erano di dover fare l'orale al primo giorno della maturità? E se così fosse, avevo comunque due giorni per studiare (e infatti andò così).
Avevo ventisei anni, e partii per il Canada, ma potevo sempre tornare a casa. Insegnavo italiano e inglese, ma c'era sempre tempo per trovare un lavoro fisso.
Insomma, ho camminato su una fune più di qualche volta, ma la rete c'era sempre. Poi, un anno fa, mi sono seduta al tavolo con quelle che oggi chiamo "socie", a discutere di quello che volevamo fare da grandi. Insegnare, ci siamo dette. E perché non aprire una scuola nostra? 
Da quel 1° luglio 2013 il tempo è volato in fretta, tra riunioni infinite, documenti da firmare, tappe dai commercialisti e volantini da stampare. E lacrime. Di paura, perché stavamo togliendo la rete: adesso non si scherza più, o riusciamo a fare quello che sogniamo da una vita, oppure ci rinunciamo per sempre. E quando c'erano solo spese senza prospettive di entrate, quando avevamo tantissime buone idee ma nessuna idea su come metterle in pratica, perfino quando c'era da scegliere un nome che ci rappresentasse - una rete di sicurezza sarebbe stata ben accetta.
Adesso che, dopo un anno, siamo ancora a galla, navigando a vista ma sempre con un fiume di idee da riversare in questo mare, la rete non ci serve più.
Adesso esco tardi la sera, dopo una giornata di lezioni e di contabilità, e sorrido fermandomi ad annusare gli odori della mia città. La stessa che ho odiato, lasciato, disprezzato, ma la stessa che mi ha cresciuta, 100 metri più in là. Con l'odore del tramonto, i tetti rossi, l'erba appena tagliata, la legna dei camini, il marcio dei canali, lo smog. Con quell'aria particolare che nelle sere d'estate annusavo dalla terrazza dell'albergo dei miei, guardando le nuvole. E sognando di fare l'insegnante, ma sempre con un piano B.
Adesso non ho più un piano B, al massimo ho un piano Lib

Buon compleanno.


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