Welcome, to wherever you are

I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

(For the English version click here)

È, ITALS è...

Più di qualche volta mi hanno chiesto “cosa sarebbe, insomma, sto ITALS?”. Ecco, dopo questi 14 mesi non sono in grado di definire cosa sarebbe sto ITALS, ma qualcosa mi viene in mente magari.

  • ITALS è iscriversi ad un Master a maggio, un po’ così, che tanto è online cosa vuoi che mi impegni?!
  • ITALS è ricevere il programma a luglio, e dire ah beh però è online ma credevo fosse un po’ meno. Cazzo adesso come faccio?
  • ITALS è cominciare col forum palestra e il bar caffè, mah a me non so mica cosa mi serve sta roba poi chi me l’ha fatto fare?!
  • ITALS sono mille voci dietro un monitor che ti immagini le facce e al 99,9% non corrispondono per niente alla realtà
  • ITALS è la tutor del primo modulo che ti dice “costruite un’UD” e tu che hai studiato 20 anni pensando che i prof leggessero la lezione in un libro e stop. E allora ti svegli in preda all’ansia alle 7 della domenica e apri il libro di francese, per vedere che cazzo è un’UD con gli obiettivi
  • ITALS sono i lavori di gruppo, con quelle facce che hai immaginato e i contatti Skype che non si connettono mai alla stessa ora. Ma davvero c’è gente che studia italiano in COREA e ISRAELE?! Ebbene sì.
  • ITALS sono le verifiche di gruppo (no non è vero, se sta leggendo qualche tutor!!!) su Skype, a scambiarsi idee e leggere le dispense all’ultimo minuto. Poi però si chatta d’altro e la verifica la consegni all’ultimo secondo
  • ITALS sono le prime volte che ti senti dire “cavolo, anche se non insegni sei portata, sai?!” e voli in alto mille metri
  • ITALS sono i 10 anni di vita persi ad ogni ricezione della scheda di valutazione. Che arriva sempre quando sei al lavoro e non puoi aprirla. Che ci mette 20 minuti per aprirsi e tu che bestemmi. Che quando finalmente si apre non hai il coraggio di leggere il voto e allora sbirci la tabella per vedere se c’è “scarso” o “ottimo”. Che poi scopri di essere passato e allora YEAH, e dopo NOOO adesso devo leggere l’altra dispensa!!! E poi ti chiedi: perché il tutor nel messaggio non scrive “buon proseguimento” oppure “ottimo lavoro” così non sviluppo un’angina pectoris ogni volta??!
  • ITALS sono i moduli d’autoapprendimento che tanto c’è tempo e poi a momenti te li dimentichi lì
  • ITALS sono i primi addii a gennaio, che anche se non le hai mai incontrate ti dispiace proprio tanto che certe persone cambino Master o percorso
  • ITALS è lo stage che ci metti na vita a convincere qualcuno a fartelo fare per “spalmare il problema tra più maestre” e poi il bambino cinese, sua sorella e il bambino bengalese, ai quali si suppone tu debba insegnare qualcosa, e ti caghi addosso. E dovresti pure compilare le maledettissime schede d’osservazione. Poi il bambino cinese s’impegna un’ora a fare il tuo ritratto, con la testa tonda e gli occhi a mandorla. E quello bengalese ti regala un tipico origami bengalese. E anche se non sanno molto più italiano di quando sei arrivata, hanno imparato a giocare a scopa con le carte coi numeri scritti in lettere. E allora credi di aver fatto qualcosa, anche se piccolissima, e voli alto di nuovo
  • ITALS è un corso d’italiano volontario a ragazzi immigrati, e anche lì ti caghi addosso. Perché sono giovani, perché sei da sola, perché è la prima volta, perché tutta la teoria adesso dovresti metterla in pratica. Poi t’inventi un gioco che a loro piace e litigano per ore su una pronuncia, e vedi che s’impegnano. Poi uno di loro ti prende da parte e ti ringrazia di cuore –in italiano- per quello che hai fatto, e che a te sembra niente. Ti augura tutta la felicità del mondo, e tu fai lo stesso. E pensi che forse stai seguendo una strada accidentata ma la direzione è quella giusta, e ancora voli alto
  • ITALS è la settimana in presenza a luglio con un caldo bestiale. E abbini i nomi alle persone, ma l’effetto è straniante. Non può essere QUELLA la persona con cui ho chattato fino a ieri. E poi ci sono i caffè, le canzoni di Caon (e i commenti sul Caon), il clima che man mano si distende quando prendi atto che sì, non puoi farci niente, quella è proprio la persona con la quale hai fatto tutti i lavori di gruppo da settembre in poi. E ti saluti con un po’ di nostalgia, ma tanto ci si rivede presto
  • ITALS è scegliere una tesi di gruppo come i lavori delle medie. E scegliere le due persone che ti sembravano più serie, salvo poi scoprire che una è Nutella-dipendente e che l’altra –tra le molte cose- dialoga col prosciutto crudo. Ma sono uno spasso, e non ritorni nel baratro del relatore che non ti caga e della bibliografia che non trovi. Perché la tutor è sempre presente, e ti supporta in tutto e per tutto. E la bibliografia siete in tre a non sapere come scriverla. E in men che non si dica, due mesi e la tesi è fatta. E l’amicizia è più forte che mai
  • ITALS è ritrovarsi tutti a dicembre dalle suore incazzate, con un freddo boia, l’acqua alta e pure la nevicata eccezionale. Ma felici di ritrovarsi, finalmente dopo aver messo a fuoco la persona reale col suo avatar virtuale. Ascoltiamo ed applaudiamo le tesi di tutti, cagandoci addosso in attesa della nostra
  • ITALS sono le prove giornaliere cronometrate. Abbiamo 7 minuti scarsi a testa, bisogna tagliare. Ma a tutte viene in mente una slide in più da aggiungere. E alla fine i minuti sono 19, ma quanta ansia
  • ITALS è l’ultimo giorno, quando realizzi quanto è cambiato in 14 mesi e quanto ti ha segnata quest’esperienza. Quando festeggi con tutti, anche con quelli del II° livello con i quali magari non hai mai lavorato insieme, ma quante chattate su Skype
  • ITALS sono i saluti finali, quel “ci rivediamo presto” che magari è una bugia, quel “ci teniamo in contatto” che senz’altro sarà vero.

In buona sostanza, non so riassumere cosa sia l’ITALS. È stato questo, e molto altro. Non è scoprire un sogno, ma scoprire che ci sono le possibilità di realizzarlo. E che ci sono persone preziosissime che ti saranno vicine sempre, anche se lontane fisicamente.
E infine per me, che ho passato una vita a cercare qualcuno che credesse in me e nei miei sogni, l’ITALS è stato scoprire che in me ci credono tutti, e manco solo io.
A tutti quelli che sanno cosa vuol dire ITALS, e come me non saprebbero descriverlo, dico solo GRAZIE.

Fast forward

Che i tedeschi siano avanti, lo so già ben prima di partire. Un servizio del TG mi dice che vicino Berlino hanno appena inaugurato una distesa di pannelli fotovoltaici che fornirà l’1% dell’energia di tutto il Paese. Chiaro, loro sono avanti. E noi si parte con Trenitalia. Chiaro, noi NON siamo avanti. Ancora i treni a compartimenti stagni degli anni ’80-’90, per intenderci. E il vicino di compartimento che intona canzoni tedesche accompagnato da chitarra e nacchere. Tesoro mio, vabé che è Trenitalia, ma son sempre 7 ore di treno, quindi sopprimiti o ci penserà qualcun altro. Superato il confine, entriamo nella terra ove ‘l sì non suona più manco per sbaglio, infatti la voce che annuncia le fermate del treno se la ride, in tedesco, con chi lo capisce... e non è il nostro caso. Scese dal treno e cenato da Starbucks, come da tradizione, memorizzo il nome dell’hotel giusto fuori dalla stazione di Monaco: Eden. Un Paradiso insomma, quanto sono avanti i tedeschi. Lo sanno, sì, che chi arriva sfranto da un viaggio targato Trenitalia vive con terrore l’idea di prendere pure la metro, e si schianterebbe volentieri su un qualunque materasso dell’Eden. E invece no, trasciniamo le nostre stanche membra e le nostre pesanti valigie alla metro. Ma quanto sono avanti i tedeschi: nella metro si entra da una porta e si esce da quella di fronte, senza mai incrociarsi e lanciarsi improperi con chi viene dall’altra direzione. Peccato che lo spieghino in tedesco, ma ci si arriva pure coi segnali luminosi. Finalmente in hotel, apprezziamo il viaggio stile Tour Eiffel in ascensore trasparente... con un panorama leggermente diverso... e pure il water.. ma quanto sono avanti i bavaresi, c’hanno pure il water vestito tradizionale!!
Il secondo giorno comincia con uno shock interculturale: i bambini inglesi del tavolo accanto al nostro non sanno cosa sia la Nutella. E dopo averla assaggiata, la lasciano là perché non gli piace. Certo, sarà l’alimento più sano che abbiano mai ingurgitato negli ultimi 8 anni di vita. Poveri piccoli, che infanzia triste. Ci dirigiamo con l’animo in spalla alla volta della stazione, per la gita giornaliera a Neuschwanstein. La guida è un simpatico signore americano di Seattle, trasferito a Monaco per motivi da chiarire. Il viaggio in treno scorre tra vallate di un verde accecante e pannelli fotovoltaici che mancano solo in testa alle mucche, per il resto sono dapperttutto. Quanto sono avanti, sti tedeschi. Alla stazione c’è un rullo, accanto alle scale che conducono al sottopasso, sul quale appoggiare la valigia per trasportarla giù col minimo sforzo. Quanto sono avanti, non so se l’ho già detto. Una volta arrivati alla fermata del bus che porta al castello –sia mai che ci andiamo a piedi, per carità- respiriamo aria di casa. Per modo di dire. Respiriamo aria di napoletani in nuclei familiari aggregati, con bambini vocianti al seguito. Come riconoscerli? Beh, di solito sono quelli che nel bel mezzo della fila per salire sul pullmann, urlano ai bambini di mettersi in posa per farsi fotografare. O che saliti sul pullmann (il quale ha cercato invano di investirli, poco prima) urlano ai bambini di non urlare; e poi urlano al parente adulto più vicino di preparare i panini che così glieli danno da mangiare. E naturalmente il viaggio dura 3 minuti scarsi. Finalmente giunte al Marienbrücke, il ponte che si affaccia su uno strapiombo di 90 metri e dà una vista mozzafiato sul castello, ammiriamo tutta la pazzia di re Ludwig. Che era avanti. Sì perché era salito sul trono a 18 anni, completamente impreparato a quello che lo attendeva, era omosessuale, e si era costruito il castello delle fiabe. Praticamente l’antenato di Michael Jackson, un secolo abbondante prima. I re pazzi tedeschi però pensavano anche al popolo, infatti Ludwig aveva promosso l’istruzione e fatto riforme per le classi meno abbienti. Come i governanti italiani, insomma. E non sono neanche pazzi, almeno ufficialmente. Il castello sembra quello della “Bella e la Bestia”, mi dice Gica che i cartoni di Walt Disney li ha visti tutti. Dentro invece è di una pacchianeria sfacciata, completamente ispirato a RikardFakner, come dice la guida (che poi sarebbe Richard Wagner), multipiano e non completato. Al ritorno facciamo il giro, suggerito dalla GuidaDiSeattle, per le cascate, uno degli angoli di mondo più belli che abbia mai visto, con dei paesaggi proprio da fiaba (e pazzi che facevano il bagno). La GuidaDiSeattle, con la scusa di aiutarci, ci ruba le borse di souvenirs, salvo poi farci lui le foto... ma allora le borse potevamo tenerle!! Arrivati alla fermata del bus, comincia un diluvio universale mascherato da acquazzone estivo che fa assomigliare la Germania ad un Paese equatoriale. Bagnate fino al midollo, alla stazione assistiamo ad un interessante dibattito tra la GuidaDiSeattle e il suo AiutanteFinlandese sui balli tradizionali dei vari Paesi: GDS sbeffeggia i balli tirolesi/bavaresi, per poi ammettere che l’unico ballo tipico americano che gli sovviene è la macarena. L’AiutanteFinlandese descrive, col pathos tipico del Nord, il tango finlandese. Che è molto diverso da quello argentino. Perché non c’è emozione, anzi c’è molta distanza. Mio Dio che tristezza. E in Italia? Chiedono guardandoci. Ehm.... a Venezia niente, rispondiamo. Però c’è la tarantella a Napoli. E i balli sardi in Sardegna. L’ignoranza regna sovrana, perciò ci rifugiamo nel no comment e torniamo in albergo, pronte per la partenza alla volta di Salzburg.
Certo, se viaggi dalla Germania all’Austria che ti aspetti? Treno Eurocity con schermi lcd che indicano il percorso, la velocità, la prossima stazione e le coincidenze in partenza. Sedili che la poltrona di casa mia sembra na sedia di legno in confronto, poggiapiedi, tavolino porta pc portatile. Chiaro, loro sono avanti. Gli automobilisti austriaci non hanno molto tempo da perdere, soprattutto con le turiste munite di valigia... e non è molto lusinghiero, sentirsi le protagoniste di un videogame violento! I portieri dell’hotel sprizzano cortesia da tutti i pori, tentano un italiano molto maccheronico e sparano battute idiote come se piovesse. Qualcuno glielo dica, che essere italiano non vuol dire necessariamente dover imitare Berlusconi. Salzburg è caratterizzata dalla fortezza, che sovrasta la città tanto che dopo due giorni ne hai due maroni così di vederla da ogni angolo. Gli inglesi col London Eye sono arrivati dopo, che avanti sti austriaci. Con un’unica tessera a modico prezzo, si può girare su tutti i mezzi (in ogni caso, gli autisti non si preoccupano troppo di controllare) e visitare molti musei. Ci fermiamo (con stupore dell’aiuto autista del bus, che in tedesco stretto ci spiega che non è il centro città) ai prati di Mirabellgarten. Insomma, quelli del film “Tutti insieme appassionatamente” che ha fatto successo in tutta Europa e America tranne che in Austria, ma ciononostante pullulano le cartoline e i tour organizzati sui luoghi del film. Salzburg è la patria di Mozart, e se ci fosse qualcuno che arriva senza saperlo lo scoprirà molto presto: i negozi vendono le palle di Mozart (i cioccolatini, of course), i bretzen sono a forma di chiave di sol, i negozi di souvenir hanno ventagli, piatti, penne, matite e chi più ne ha più ne metta col profilo di Mozart, manco fosse Hitchcock. Il museo nella sua casa natale è alquanto miserrimo, con l’esposizione pure del codino di capelli stile feticista. Poi visitiamo la collina a sud ovest della città, con vista panoramica e naturalmente ascensore megagalattico – sia mai che camminiamo. Per la stessa ragione, alla fortezza ci si va in funicolare –due minuti velocissimi, ma sempre troppi quando circondati da italiani vocianti- a vedere il museo delle marionette. Poi una visita alla Residenz, e qua per la legge del contrappasso, dopo aver scalato MILIONI di scalini scopriamo che le sale principali sono chiuse per una festa privata. Argh. Per rifocillarci, giustamente, ci fiondiamo al kiosk verso il centro per gustare una fettina (austriaca, quindi una porzione da reggimento) di sacher e mozart torte. Le fettine sono portate da una matrona, in spalla, su un vassoio gigantesco. E lei sì che è avanti, si fa pagare le cibarie a parte dalle bevande, che invece si pagano ai camerieri. L’ultimo giorno andiamo a visitare Hellbrunn. Era la residenza estiva dell’arcivescovo – la Chiesa è sempre stata avanti su queste cose. L’arcivescovo era un gran mattacchione, perciò volle creare una serie di scherzi acquatici, i waserspielen. La guida è in realtà il fratellino minore di Saw l’enigmista, che con sadico piacere aziona i getti d’acqua a sorpresa, lavandoci da testa a piedi. Grande gioia dei bimbi dell’asilo che si divertono un mondo, un po’ meno le povere maestre. Hellbrunn comprende anche uno zoo (sia mai che gli arcivescovi si facciano mancare qualcosa) nel quale scopro che le gobbe dei cammelli vuote sono floscie... che schifo. Poi c’è la serra delle scimmie ‘ssassine e delle iguane... serra nella quale questi simpatici animaletti sono lasciati liberi sopra le nostre teste, sia chiaro. E ci sono i lama, che non sembrano molto amichevoli, quando si allontanano i sacchetti di cibo.
Per concludere la vacanza, si torna a Salzburg centro e si gusta una pizza. Penso che la salsa fosse un barattolo di pelati. Eh no, c’è poco da fare. I germanici saranno avanti, ma sulla pizza non c’è storia, quelli avanti siamo noi. Anzi, siamo più che avanti, siamo fast forward.

Mai stati, in un posto simile?

Alla vigilia della mia partenza per il Belgio, le mie conoscenze riguardo a questa destinazione erano abbastanza limitate. Hanno una bandiera simile a quella tedesca. Parlano un francese simile al francese vero, ma più vallone. Parlano pure un fiammingo che è simile all’olandese, ma più fiammingo. È uno stato piatto; uno stato cuscinetto. Il tempo è sempre grigio, Paola di Liegi era triste e perciò veniva in Italia, i belgi sono sempre tristi perciò vengono a prendere il sole in Italia (dove abbia avuto queste informazioni Ma’, è difficile saperlo). Quando io e Gica partiamo (io con una valigia decisamente indipendente, sulle sue quattro ruote motrici) ci sentiamo pienamente italiane: brioche e cappuccino a colazione; salto della fila in aereoporto; applausi all’atterraggio. All’arrivo, qualcosa ci dice che non siamo più in Italia. Sarà la quantità spropositata di verde? Sarà il tempo grigio, anche detto tempo belga? Saranno le patatine fritte condite con salsa ai porcini, che vediamo servire alla stazione? No, sono le quattro cioccolaterie che incontriamo come prima cosa a Bruxelles. Sì, siamo in Belgio. Dove la cioccolata è simile a quella svizzera, ma viene servita in porzioni simili a quelle tedesche: enormi. E dove il dolce tipico, mangiato a qualunque ora del giorno, è il gaufre. Che è simile al wafel olandese e al pancake inglese, solo meno unto e meno fritto. E con la Nutella, o con la cioccolata bianca e la panna, o col gelato e la crema... ci sta da Dio. Non che abbia provato tutte queste alternative. Ne ho provate molte di più in effetti. Sulla via del Manneken Pis, il putto che piscia, ci imbattiamo in un borseggio. Nena, la nostra amica, rimane sconvolta: il mondo di Nena è diviso in persone “ciccissime”, in altre “orsacchiottissime”, altre ancora “coccolissime”... e pur vivendo a Napoli, non ha mai assistito ad un borseggio! Eh sì, anche Brussels è simile al resto del mondo...
Similmente a quanto accade in tutto il mondo, anche le città del Belgio hanno le loro mascotte: a Firenze il giglio, a Brussels un putto che piscia; a Roma la lupa, a Liegi la pigna; al terzo giorno, ho smesso di chiedermi quali fossero le mascottes delle altre città.
I belgici, come li chiamiamo in amicizia, sono persone che si fidano, e in questo sono simili ai finlandesi: al museo Magritte entriamo col biglietto ridotto senza mostrare la carta d’identità; il biglietto del treno consente di fare 10 viaggi a prezzo scontato compilando di volta in volta con i dati del viaggio, al momento. Osserverò una riga di silenzio riflettendo su come gli italiani sfrutterebbero queste occasioni.

Brussels ha un bel centro storico, mentre la parte “europea” non la vediamo, è troppo lontana; al museo Magritte manca quello che io chiamo L’om col pom e pure la pipa che non è una pipa. Se non fosse che ho pagato solo due euro, mi farei rimborsare.
Liegi è invece piuttosto belga, nel senso di grigia, e non si capisce se sia periferia o città metropolitana, è simile ad entrambe. Ha le donne in vetrina come in Olanda, la stazione di Calatrava come il ponte a Venezia, i ciottoli come a Roma. Una bella cattedrale, un’università in cui il portone si apre automaticamente, piove come a Londra, i bus non arrivano mai come a Mestre.
Bruges invece –o Brugge- è a dir poco stupenda, una vera cartolina. Ci sono i ponti come a Venezia ma i canali sono più come Amsterdam; è grande, anche se non sembra, e 366 scalini per salire sulla torre campanaria sono proprio tanti, soprattutto quando ti danno la precedenza SEMPRE!!! Gli edifici in piazza del mercato sono talmente belli da sembrare finti, i cavalli della fontana sono così finti che son pure belli, a differenza dei cavalli con le carrozze che sono solo stanchi morti. I camerieri di Brugge sono molto gentili e ti servono in appena due ore di attesa, mentre i cigni aspettano frementi qualche avanzo del tuo cibo, un po’ come sul lago di Garda. Quando hai finito di vedere Bruges sei talmente stanco che ti restano le forze per mangiare solo un gaufre con cioccolata bianca e panna montata.
Mai come il gaufre con gelato, cioccolato fuso, crema chantilly che mangio a Namur. E pur parlando in inglese alla cameriera, questa mi risponde in inglese e mi fa le domande in francese. Quando si dice il bilinguismo. Suo, non mio. Nel frattempo ci raggiunge un gruppo di addio-nubilande, che ci chiede cortesemente di fornirgli un ciuffo di capelli. Io me lo faccio tagliare, ahimé, e Ma’ è sconvolta quando glielo racconto: “CHE SCHIFO!!” Beh, ma le forbici erano pulite... “APPUNTO!! PAR EORE!! E se ti gavevi i peocci??”
A Liegi intanto c’è la festa del 15 agosto che dura tre giorni di fila, e la gente si riversa sulle strade del centro per ubriacarsi e condividere un po’ di claustrofobia. Eh sì, assomiglia alle sagre italiane dopo una certa ora. Tipo dopo le 5 del pomeriggio.
La domenica a Liegi c’è il mercato, che è simile a quello di Mestre, solo che è il più grande d’Europa. E hanno uno strano senso dell’umorismo, i belgici, quando vendono i galli vivi da un lato della strada e i polli arrosto di fronte. Memento mori??! Nel pomeriggio ci avventuriamo al Cinema Parc, che non è vicino a un parco e non è nemmeno in centro. Guardiamo “L’Age de Glace”, più che altro guardando le figure, ma sempre meglio che vedere hary’ potér che usa la baguette (!!!) per fare gli incantesimi...
In serata ci deliziamo a guardare Nena ballare il tango ed evitare di frantumarsi a terra ad ogni sgambetto (e non erano figure del tango, erano tentati omicidi!!) giusto per convincerci ulteriormente che no, il tango non fa per noi.
L’ultimo giorno è la volta di Aachen. Sì dai, Aix-la-chapelle. MA INZOMMA! AQUISGRANA, no?! E’ in Germania che, come tutti gli Stati, è vicina al Belgio. C’è la tomba di Carlo Magno, piccola e in fondo in fondo in fondo alla Cappella, in cui un cartello intima “offrite 2 euro per fare foto”! Ho la faccia di una che offre spontaneamente soldi per fotografare nel buio più assoluto una bara dorata che manco si vedrà se ingrandisco il particolare a 102x??????? Approfittiamo dello Starbuck’s di turno –che quando ce vo’ ce vo’- e andiamo ad acquistare i biglietti per l’aereoporto. “Sorrì sorrì!” Si scusa il simpatico bigliettaio “do you have to go to the erpòrt?” e in attesa della risposta, MIMA l’aereo in volo.. ho capito la domanda, non sono cretina! Arrivate a Charleroi, scopriamo che Schumi ha rifiutato il posto in Ferrari per continuare a guidare il bus navetta per l’aereoporto... divertendosi a scorazzare la mia valigia-quattro-ruote-motrici in tutto il bus! Però poi mi consolo durante il volo, ad ammirare lo steward olandese che è stato assunto per motivi simili a quelli che garantiscono il posto alle hostess gnocche... viva la par condicio!!
In definitiva, sono stata in un posto simile. Simile a molti altri, per tanti aspetti, ma stupendo proprio perché uguale solo a se stesso e perciò unico nel suo genere.

Lezioni di p-Holly-tologia

Weekend elettorale. Il giorno prima.
Driiiiiiiinn. Nooonnaaa come vaa?? "Carrrradadddio amore santo de to nona. Cossa gojo da votar doman?" Beh nonna, come ben sai per ora sussiste quel misterioso privilegio detto "voto segreto e libertà di opinione", quindi vota pure chi vuoi! "Sì ma mi vojo votar Guido, cossa segno??" Ahhh, Guido tuo nipote candidato coi Verdi? "SSSSSSHHHHHH che i te senteeee!!! Parla pian!!!" Nonnina adorata, CHI mi sente? "Quei del pian de soto, che i vota uhmmmahhhmmaammm" Berlusconi, vuoi dire? "SSSSSSSHHHHHH ma ti xe mata!!! Che se i ne scolta???" Nonna, non ci sono le cimici stai tranquilla. "Ecciò che mi uso el didittì coe simisi!! Ma dime insoma, cossa segno?" Fai una croce sul simbolo verde. "MA NO!! No vojo miga votar Bossi!!!" Non QUEL simbolo verde, L'ALTRO!!! Quello con scritto VERDI!!! "Ah. Vabòn. Se sentimo. Un basotto amore mio caraddadio saeuda i dotori."
Weekend elettorale. Il giorno delle votazioni.
Driiiiiiinn. Nooonnnaaa, che bello sentirti, stavo giusto inforcando una bella forchettata di spaghetti fumanti.. tu giammai chiami a queste ore, qual buon vento?? "METTI EL DOOOOO!!! SEMO IN RECUPEROOOO!!!" Nonna. Ho appena acceso il Tg2 come mi suggerisci. 23% a 48% lo consideri recupero, nonna? Mi si raffredda la pasta, nonna. "Se sentimo se sentimo che desso sento se Guido xe eletto!!" Cluc. tutututututututu.
Weekend elettorale. Il giorno dopo le votazioni.
Driiiiiinn. Nonniiinaaa! "Ma coosssa casssso gaea da ridar, quea eà?" Temo di chiederti chi, nonna. "A bionda scatiggiona che xe in teevision tuta ancuo." Aaaah, la Zaccariotto, candidata della Lega che nonostante il ballottaggio stravincerà in Provincia?? "Quea slavada del casso che cossa voea far pò? Aaaaaahhhh bèèèèèèn pòòòòò!! Che a vada a badarghe a so marìo a farghe un poco da magnar, stronsa che no xe altro che no sa gnanca far i lavori de casa. Cossa ride pò. Guido xe sta eletto?" Dev'essere stato votato da te e da suo fratello, nonna. Quindi no, mi dispiace. "Ahhhhh bèèèn bènbèn. Tanto desso gavemo i baeotaggi. Ciao amore caradaddio un basotto saeuda i dotori."
Secondo weekend elettorale. Il giorno prima dei referendum e ballottaggi.
Driiiiiiinn. Ohilà, nonna carissssima! "Insomma caradaddio amore mio de to nonna vacca, cossa gojo da votar doman? E sti referendi, cossa fasso?" Tralascio il discorsetto sulla libertà di voto, ah? Una bella croce su Zoggia e una croce sul Sì grande, senza leggere. "SSSSSHHHHHHHHH che i te senteee!!! Eori no va miga a votar, no? O sì?" Democraticamente spero proprio di no. "Ma mi no ghe vedo ben, co tutti quei cerchietti piccoetti!!" NON IMPORTA!! Segna il nome E BASTA!! "Ah. Vabòn. Se sentimo amore mio caraddadio che ti xe tanto brava ti chissà i dotori quanto contenti che i xe. Saudimii tanto sà."
Secondo weekend elettorale. La sera degli scrutini.
Driiiiinn. Nooonnaaa! Come va?? "A xe ancora che a ride. Dovemo tegnirse sta scatigiona?" Temo nonna. Mi sa di sì. "Aaaaahhhhh bèèèèèèn pòòòòòò! Che tempi, co ste svampìe che no sa gnanca netàr casa sua! No come de ti amore mio caraddaddio contenti i dotori sì, ah? Eori come gai votà?" EEEEHMMMMMM nooonnaaa ho un impegno urgentisssssimoooo che mi impedirà di rispondere a quest'ultima domanda... ci sentiamo, eh?! "Ma ciò amore aaaahhhh bèèèn pòòò! Saeudimii tanto quei bravi dotoretti che mi ghe penso sempre a Iu e Staltro! Un basotton a tutti quanti amore mio!"
Non rubiamole proprio tutti gli ideali.
(To be continued...)

GogoMomoguida

Domenica ventosa. Compleanno di Momo. Festeggiamo da lei, a Trieste YUUUPPEEE. Ciao Gogo in minicar, che bello trovarti già in stazione! Non ti sei dimenticato, wow! "Ecco allora, adesso prendiamo questo viale e se guardi di là a destra ADESSOOOOO vedi il mare. Ecco, non si vede più perché se vai dritto lo vedi ma noi giriamo a sinistra. Ecco, i triestini sono napoletani. Cioé, per come guidano, soprattutto di domenica." Non per essere puntigliosa, ma staresti parcheggiando sulle strisce gialle con la scritta TAXI BUS sopra. "Sì no appunto. E' domenica. Quindi si può fare i napoletani. I vigili proprio non le mettono le multe, di domenica. Se non vai in contromano tipo." A-ha. Primo giro turistico con Momo a tu per tu. "Ecco no, questa è piazza dell'Unità e quello è il municipio." Beeellloooo. "E quella è un'enoteca frequentatissssima! E quella una piadineria sluuurpppp... fanno anche le piadine alla nutella! Quella invece è una prosciutteria hmmmmmmm troppooo buonaaaa!! Qua ci fanno i mercatini, troppo carini!" E tipo, quella chiesetta inerpicata lassù lassù lassù? "Eeeehmmmmm aaaahhhhhh hmmmmmm Santa eeeehhmmmmmm uuuuhmmmmm Maaargherita? Ma qua c'è una frapperia!!!" Ok. Secondo giro turistico con Gogo. "Guarda, no sta chiedermi niente perché proprio non so eh?! Ecco, quel monumento là rappresenta.... uuuuhmmmm... degli uomini molto muscolosi che trasportano un corpo..." La lapide recita "monumento ai caduti '15-'18", non per fare la precisina. "Sì, beh, questi xe rovinassi romani.." I resti dell'antica Tergeste, dici? "Ecco, già.. ehm.. Momo dice che da queste parti dovrebbe esserci una strada ripida di porfido che porta alla chiesetta giù... uhm... tipo 50% di pendenza... il perfido porfido hahaha" Beh magari evitiamo di schiantarci giù da una discesa pendentissima e scivolosissima, che dici? In quello, si avvicinano due turisti americani col volto preoccupato che si offrono di darci indicazioni. Gogo rifiuta più per dignità che per altro. Per caso conosci qualche gelateria? Avrei proprio voglia di un buon gelato. "WOW! Ce n'è una in viale, una giù in piazza ma la migliore in assoluto è quella verso la stazione! Sìsì ti porto là!!" Vedi, non è questione di cultura generale. E' questione di specializzazione.
(To be continued...)

(Racconto) Tre monete da cento lire

“21. 11. 1992
Caro Babbo Natale,
ti scrivo prima così ai più tempo per trovare quello che mi serve.
Quest’anno non voglio regali per me anche se sono stata brava, ma mi basta un camion e una radio perché servono alla mia mamma. Così posso aiutarla a tirare fuori le tre monete da cento lire che à sulla fronte e se le piantiamo cresce l’albero delle lire. Grazie e saluta le renne.
Giorgia Badin.”


“18.02.1993
Caro Babbo Natale,
volevo dirti grazie del camion e della radio anche se poi alla mamma non sono serviti. E già che ci sei, dì grazie alla Befana per i dolci che alla mamma sono piaciuti tanto.
Giorgia Badin.”

“01.02.2013
From: Giorgia
gbadgirl@libero.it
To: Ale; Anna; Babi; Cher; Dani; Ele; Eleuni; Elyb; Elytit; Mary; Nick; Ozzy; Peppe; Rosa; Vero
Obj: Compleanno!!

Ciaoo raga!
Ke tristezza, sto x toccare la soglia dei 30!! Ma sono ancora salva x un anno :-D! Mai vekkia quanto voi, cmq! Skkerrrzooo! Dai Vero nn offenderti come al solito! Vi va di festeggiare (o bere x dimenticare)?? Appuntamento il 18 of course, sotto casa di mio papà ok? Se il mio capo non cambia idea sulla riunione b-r-e-v-i-s-s-i-m-a che dobbiamo fare (suprema testa di cazzo che non è altro), facciamo 21.15 così FORSE la Ely riesce ad arrivare puntuale??! Sappiatemi dire chi viene così prenoto la pizzeria! Portate chi volete! A presstoooo! Bacioni,
Giò

P.S.- Sto anno NIENTE REGALI, non è una battuta!! Se volete comprate la torta però ;-)!”

“18.02.2013

Cara Giugi,
la data che vedi scritta non è –ovviamente- quella in cui è stata scritta questa lettera, ma quella in cui la riceverai. Non ho scelto la data del tuo ventinovesimo compleanno a caso. A ventinove anni spesso è tempo di bilanci, di scelte difficili, di decisioni. O, nel mio caso, della scritta “game over” che compare all’improvviso. Ho 29 anni adesso che scrivo, tu sei di là in camera e ne hai appena otto. Ho fatto tutto in fretta nella mia vita, come se l’avessi saputo che non mi era concesso di perdere tempo. Ma non tornerei indietro, non ho rimpianti e di rimorsi davvero pochi. Ho preso carta e penna per scriverti dopo che stamattina, accarezzandomi la fronte, mi hai chiesto cosa fossero quelle protuberanze. Dato che non potevo spiegartelo, ti ho detto che erano tre monete da cento lire, ricordi? E che sarei dovuta andare in Cielo, per tirarle fuori e piantare l’albero delle lire. Scusa se ti ho mentito, scusa se poi non ci sono stata a vederti crescere. Lo vedi? Chiedo scusa anche per le cose che non dipendono da me. Questo dovresti tenerlo a mente: impara a chiedere scusa e a ringraziare, anche quando non dipende necessariamente da te o dagli altri. Sono tante le cose che vorrei insegnarti, anche se non sono la persona più adeguata. Stai dietro a tuo papà, sembra forte ma dentro è fragile. Vorrei esserti vicina, quando avrai le prime soddisfazioni dalla vita, e anche le prime delusioni. Non abbatterti, sii forte. Sei già forte.
Sei appena entrata in camera a mostrarmi la lettera per Babbo Natale. Devi avermi sentito discutere col papà della chemioterapia e della radioterapia… mi dispiace piccola, non volevo rubarti i sogni.
Ma riprendiamo, dove eravamo rimaste? Adesso che so che il tempo è poco, rivaluto tutto con occhi diversi. Sembra banale e invece è proprio così; ah, non è vero che quando ti rimane poco da vivere fai tutto quello che hai sempre sognato. Questa è una cazzata. Quando ti diagnosticano il tumore, fai di tutto per guarire e poi di forze non te ne restano per altro. Quindi vivi adesso, vivi ogni momento senza pensieri, non indugiare nel rancore e nel rimpianto perché davvero la vita è una sola. E niente è definitivo. Adesso che sei piccola, ogni cosa ti sembra debba durare per sempre, sia le gioie che le privazioni. Non è così. A parte la morte, il resto cambia più spesso di quanto immagini. Cambierà la mancanza che senti quando pensi a me, cambierà l’amore “infinito” per il tuo primo ragazzo, cambierà la delusione per il primo abbandono, cambierà il lavoro che ti fa schifo, cambieranno le tue prospettive nella vita. Non lasciarti mai vivere, lotta per cambiare ciò che non va. E non smettere mai di lottare anche quando tutti intorno ti danno contro: ho fatto così per sposarmi e avere te quando avevo poco più di vent’anni, e adesso tutti sono costretti a darmi ragione. Perfino la nonna.
Segui sempre il tuo istinto, anche nei momenti peggiori, perché ho fiducia che ti guiderà nella giusta direzione. Ricordati che, alla fine, il sole vince sempre sulle nuvole, riesce a sorgere anche a fatica. Tu fa’ lo stesso e segui la tua luce, buttati a capofitto nelle esperienze respirandone ogni istante. Io posso già sentire la nostalgia di quei respiri, la nostalgia di quei profumi e di quegli attimi che mi sfuggono dalle mani… ma ti auguro che questa nostalgia ti colga il più tardi possibile, tra almeno sessant’anni.
Vorrei continuare a scrivere per sempre, ma non credo di poterlo fare. Fidati di te stessa, fidati poco degli altri e soprattutto non fidarti di chi si riempie la bocca di promesse. Tuo padre mi ha conquistata con i fatti, non con le parole. Stagli vicino, rendilo orgoglioso. Adesso credo davvero di dover chiudere questa lettera. Ti voglio bene, so che lo sai, e non ti guardo dall’alto, perciò fai pure tutte le cazzate che vuoi. Se il valore di una persona si misura dal segno che lascia negli altri, io guardo te e sono orgogliosa di me stessa perché valgo più di quanto avessi immaginato. Buona vita, buon compleanno Giugi.
La mamma.

PS- Nella busta ti metto tre monete da cento lire… non si sa mai che non le facciano più, ai tuoi tempi, e valgano una fortuna!”

“15.03.2013
From: Giorgia
gbadgirl@libero.it
To: Babi
Obj: Deciso!

Ciccia, è fatta!
Ho prenotato il volo… e ho dato le dimissioni!!! AAAAHHHH!!! Non ero mai stata così impulsiva, secondo te faccio una cazzata?! Lo so che è pazzesco affidarsi a una lettera, ma… insomma, è mia madre, no?! Ha ragione lei, bisogna vivere punto e basta! Ti ricordi quando abbiamo fatto bungee jumping, quella volta? Ecco, mi sto buttando con la stessa incoscienza… e quella volta ci è piaciuto da morire! Ok, magari farà male dopo, ma intanto vuoi mettere l’ebbrezza del volo?! Ah, sono andata a far valutare le tre monete come mi hai detto tu: avevi ragione, sono un conio che non si trova più, valgono davvero una fortuna! Ma a me non importa, le ho lasciate a papà che so quanto ci teneva. Adesso vado, che non mi sgamino a fare i cazzi miei proprio gli ultimi giorni che sono qua ;-)! Ti chiamo domani, baciotto!
Giò
P.S.-Vuoi imparare ad usare sto Skype, ke almeno ti kiamo, quando arrivo là??!"

Chiamamola scuola primaria

"Maestrrrra Luna, mi aiuti che io non so come si fa compiti?" Ma certo tesoro di cinesetta seienne Chingchenzhengminghchinggo! Vediamo un po', cos'hai da fare di bello? "Ingrrrese, che io no lo so!" Ma pensa te, cosa mai dovrai fare d'ingrrrese in prima elementare?! Scrivi i nomi dei colori, i nomi degli animali, i nomi dei numeri, dei giorni e dei mesi, nonché la data odierna e tutto il testo di "Over the rainbow". Poi puoi pure cantarla se ti va. Ah. Minchia. "Cosa vor dirrre micchia?" Niente tesoro. Volevo dire che magari possiamo fare italiano invece. "Sì io tanti compiti d'itariano, quatro pagggine!" Ma sì, che di sicuro la maestra a scuola ti avrà spiegato come farle, si chiama "mediare"! "No. Detto niente maestrrra." Ah. Ok. Prima pagina. Completa le parole con CU o QU. Regola: CU+consonante QU+vocale. "Cosa è consssooooooonaaaaa..." Allora. AEIOU vocali, tutte le altre consonanti, ok? "OK!!" __adro; __stode. Bene. Facile. __ore. "Questo io so, è vocale ma va con CU!" Brava amore, pure le eccezioni ti mettono. __oco. Ecco, anche questo fa lo stesso scherzetto, va con la CU. __oio. Nonostante dubiti dell'utilità per la tua immediata vita futura di questa parola, anche questa fa lo scherzetto. "Ma c'è il disegno di una scarpa, scarpa non fa scherzi!!!" Fidati e scrivi CU. Cinque parole tre eccezioni, mi piace. Prossima pagina? Guarda i disegni e scrivi una storia. In prima elementare????? Allora. Scriviamo Paola ha paura dell'acqua. "Maestrrra?! Paola ha paula con la l di lumaca o con la r di rana?" Con la r di rana. E se andiamo avanti così la storia la finiamo domani. Ma andiamo alla terza pagina. Disegno di un leone: leggi le frasi sul leone e colora solo quelle appropriate. Appropriate vuol dire vere, prima che me lo chiedi. Il leone vive nella foresta. Il leone vive nel bosco. "Cololo?" Non sono pienamente convinta della risposta, ma no non colorare nessuna delle due. Il leone è timido e pauroso. "Cololo!!" No ciccia, "pauroso" vuol dire che HA paura, non che FA paura! "Eh sì che lo so, cololo!!" No zhengghenmengh, non devi colorarlo!! "Ma io letto Mago di Oz, leone èèèèè paulosooooo!!!" Merda. "Cosa vol dirrre medda??" Niente. Beh, ma alla fine, dopo che supera la strega cattiva il mago gli dà il coraggio, no?! Non l'ho mai letta né vista tutta, ci tengo a dire. "Ci sono i papaveri!" E sono altialtialti? Lascia stare, non lo coloriamo. Il leone mangia gli altri animali. "NOOOOOOO!!!! IL LEONE NOOOOOOO!!!" Vogliamo bloccare la crescita a sti piccoli? Amore della maestra, purtroppo sì, il leone mangia gli altri animali. Broncio, tra poco piange. Ma solo quando sono morti!!! A posto, complimenti per la macabra immagine. Andiamo all'ultima pagina, libro di lettura. Due pagine da leggere. Leggo io la prima e tu la seconda, se no dormo qua e non mi pare il caso, ok?! C'era una volta un branco di sardine. "Cosa?" Sono pescetti piccoli, amore. Che arrivò alla barriera corallina dove c'erano cinque squali con enormi branchie. "Cosa?" E allora chiamarono in aiuto il pescespada, il pescemartello, il pescepalla sparato dal pescecannone, il cavalluccio marino con la cavalleria e il pesceuccello con l'aviazione. "No capito maestrrra. Cosa scrivi maestrrra?" No tesorona mia, sto solo prendendo nota delle immense teste di minchia che hanno scritto e pubblicato questo libro, e già che ci siamo, mi sai dire nome e cognome della tua maestrrra d'italiano che ti da sti compiti? Giusto per sapere, sai. "Giochiamo con le carte? O vuoi fare una Winx?" Va bene qualunque cosa, basta che chiudiamo sto libro. "Ma io no so come faccio matematica!" Oh sì, sei bravissima vedrai. E se no invece dei compiti puoi portare alle maestre il mio numero, che due-tre cose da dirgli mi vengono.

Giuria Holloscopica

Perché Sanremo è sempre Sanremo. E la Holly lo sa meglio di chiunque altro. Ancora ci chiediamo perché mai il suo giudizio non valga un bel 50 % del risultato finale.
  • Ahhhhhh bèèèèèn pòòòòò, ma ti ga visto che popò de scaea de vero?! E dime ti se uno no se incapèa! Mi digo se no i pol far un bel coridoio drito, ahhhhh bèèèn!
  • Che cavei ghe gai fato a chea Maria De Filippi?! Ma el Maurissio nol ghe dise gnente?! Sì sì par carità che pareva el fantasma dal simitero!
  • Eeeeebbbèn, ma chi gerea chea mongoeta? (ndr, si riferisce alla vincitrice delle Nuove Proposte, Arisa) Ma ti ga visto che occiai?! Ma so mama no ghe dise gnente? No ga visto come che i la manda in giro vestìa?! E quei cavei, no ghe i taja? Aaaahhhhh bèèèèèn pòòòòòò!!!!
  • Ma go capìo ben? Ahia. El ga cantà che Luca GIERA gai (pronuncia "gai")? Sì, la canzone dice anche "Nessuna malattia, nessuna guarigione", nonna. Aaaahhh bèn bèn bèn, go dito mi! Voesse el cieo che anca a Jack ghe capita cussì. Ecco, per l'appunto il messaggio che voleva far passare. Perché anca i GAI guarisse, ecciò!
  • Ma chi gierei quei quatro pastori imbacucai? I Tazenda nonna, cantavano in sardo, nonna. Aaaaahhhh bèèèèèn pòòòòò, sarà miga permesso cantar in STRANIERO su un festival de Sanremo... come chel nero -no pa essar rassisti sà- te par?! Che el gabia da cantar come i zulù?! Aaaahhhh bèèèèn pòòòòòòò. Le spiegherò un'altra volta chi è Youssou'n Dour, non ce la faccio tutte oggi.

(To be continued...)

(Racconto) Chissà - Il sapore del rimpianto

I ricordi sono infidi: uno pensa di averli elaborati, razionalizzati e immagazzinati nella mente per spiegare i fatti della propria vita… e poi, tutt’ad un tratto, risvegliati da una sensazione piccolissima, riafforiano alla mente particolari ormai rimossi. E ti spieghi, in quell’ attimo brevissimo, i motivi di tanti tuoi gesti. Così, quando mia figlia di 7 anni insiste per farmi assaggiare quell’intruglio dal nome accattivante che vorrebbe essere latte e fragola, non mi immagino cosa sta per accadere. Accade che l’intruglio sa di chewing-gum alla fragola. Embè? Embè sì, invece. Perché è lo stesso identico gusto del mio primo bacio, un secolo fa. Ricordavo solo di aver pensato due cose: “Sa di fragola” e “Tutto qua?!” Ma poi mi è tornata, per una frazione di secondo, quella bellissima sensazione. Di avere il mondo ai miei piedi. Di avere tutto quello che desideravo. Il cervello svuotato da ogni pensiero. La pura felicità. È durato solo un attimo, allora come adesso. E da quel giorno –da quella sera, meglio dire- non ho più sognato di volare nel vuoto. La mia analista dice che è perché non riesco a lasciarmi andare. Sfido io. I lividi dell’impatto, quando cadi, ti rimangono, non si rimarginano. Si chiama crescere.
Poi c’è stata la prima volta. Sapeva di lacrime, la mia prima volta. Non per il dolore fisico –o non solo- ma per la liberazione che rappresentava. Dai tabù, dalle preoccupazioni… ma quali preoccupazioni, poi? Dopo tanti anni nemmeno me lo ricordo, ma il gusto della libertà sì, ogni tanto mi ritorna alla mente.
E poi ne è passata, di acqua sotto i ponti. I ponti della vita, della morte, del dolore e della gioia. E poi sul ponte è passato lui. Dovevo essere in barca, io, tanto lo vedevo distante. La nostra è stata una storia di distanza e di mancanza, più che di normalità. La normalità che –chissà- forse ci avrebbe rovinati. Il desiderio era alimentato dall’impossibilità di viverlo –o chissà, magari era amore vero. Che poi “vero” dipende da chi lo vive. Ed entrambi l’abbiamo vissuto, ma ognuno nella sua nicchia, spaventati dall’eventualità che il mondo intero ci mettesse alla prova e ci chiedesse ragione del nostro essere noi, e non “io” e “tu”. Io insistevo, a dire che un sogno può anche far cambiare idea al mondo, e convincerlo. Certo che si è così ingenui a volte, da giovani. Ma poi forse –chissà- a provarci magari il mondo si fa cambiare davvero da un sogno. E forse –chissà- saremmo poi piombati in quella normalità che ci spaventava tanto. So solo che quando l’ho abbracciato, in quell’addio di finta amicizia in cui ognuno davvero augurava all’altro di trovare una strada che finalmente ci dividesse… beh, ho sentito di nuovo il gusto delle lacrime. Ma non sapevano di libertà, stavolta. Avevano un gusto acre, un gusto che mi parlava di rimpianto. E se adesso ripenso a noi, e nonostante tutto guardo la mia normalità, che non mi spaventa più, lontana da lui… sento di nuovo in bocca quel gusto.
E penso chissà.

Fauna australiana

Dato che non ho molto da fare e tra lavoro e studio mi avanza troppo tempo, perché non fare tre ore a settimana di conversazione d'inglese??! Così l'altro giorno mi trovo a conversare con una simpaticissima ragazza di Sidney, la quale, a corto di argomenti, mi chiede di cosa voglio parlare. Ma perché non parlare dell'Australia, già che siamo qua??! Il clima è ottimo, bene. Il costo della vita sostenibile, bene. Il cibo che trovi qua lo trovi pari pari là, al supermercato, bene. Nutella compresa, bene. E perfino la moka per il caffè, bene. Incendi? Nooooo, meglio non avvicinarsi troppo ai parchi ma nooooooo è un po' come in Sicilia dai. Ah. Animali strani? Noooooooooooo, ma vaaaaaaa'!! Ci sono i canguri e i koala!! Sì già, non pensavo a quel genere di animali.. serpenti? Noooooooo, perfino per un australiano è raro vedere un serpente in città! E poi strisciano via!! Oh cazzo. Ragni? Sììììì vabèèèèèèè ma sono come quaaaaaa!! Ci sono quelli piccoletti e pelosetti che mordono e sono velenosi ma è rarissssssimooo che qualcuno muoia!!!! Oh cazzo cazzo. Scorpioni? Naaaaaa, solo nel deserto. Bene. Meduse? Ahhhhh quelleeee?? Beh ce ne sono di piccole e blu coi tentacoli lunghi lunghi che fanno male male ma i bagnini ti soccorrono subito! Ed è proprio rarissssssimoooo morire, se intervieni subito!!!! Oh stracazzo. Ma non è mica come nei documentari che fanno vedere squali, locuste (quelle sono solo in campagna, in città noooo!).. mica ti devi chiudere dentro casa, la notte! Sì vabè, magari tiri dentro le scarpe che non ci vada qualche animale dentro, ma basta!
Ok, mi hai convinta. Prossima destinazione Canada. Almeno gli orsi e gli alci non entrano nelle scarpe. Al massimo le mangiano.
(To be continued...)

Pranzo di Santo Stefano 2008

26.12.2008.
Oggi i nostri prodi eroi affronteranno una nuova avventura. Si dà il caso infatti che la mia Caretta sia stata rottamata qualche giorno fa, e dunque udite udite dovremo prendere l'aaaautoooobuuuussss!!! Ma' è contenta: a lei piacciono tanto gli autobus, ci andrebbe ovunque, e infatti quella volta a Roma du palle di tre giorni in autobus su e giù dappertutto. Pa' non è abituato, non si sente molto a suo agio. Quando finalmente arriva l'autobus, Ma' mi lancia un'occhiataccia: che cacchio serve fare l'autostop, dice silenziosamente, che tanto questa è una fermata TROPPO importante perché il bus non si fermi?! Sono 24 anni che me lo dice, e le fermate in cui c'è lei sono TUTTE TROPPO importanti perché gli autobus non si fermino. Chissà che faccia farebbe se non si fermasse, sarebbe da provare un giorno.
Appena saliti e fatto scorrere il nostro Imob sulla macchinetta biiip, Ma' si blocca: occhiali scuri, espressione allarmata, tipico atteggiamento da Aiuto aiuto pericolo in vista che si manifesta solitamente quando c'è qualche parente non gradito nel raggio di 10 metri. Parente che naturalmente la individua subito e la blocca. Trattasi di lontana cugina con una varietà di argomenti di conversazione che spaziano dagli ultimi parenti morti agli eredi degli ultimi parenti morti. Io e Pa' ci mimetizziamo evitando la conversazione, per altro interessantissima; Ma' non ci pensa proprio a sopportare il fardello da sola e ci palesa alla cugina che caraddadio te go visto co ti gieri alta cussì LO SO! Finalmente arriva la sua fermata, lei scende e salgono Holly e Ziona.
Holly non ha, evidentemente, gli stessi timori dell'esterno: parla a 20000 decibel con l'autobus pieno di gente, con Ma' che fa di tutto per ignorarla e lei che si sgola ancora peggio: "Amoooooreeeeeeee!!! So' quaaaaaaa!!! No ti me saeudiiiiii????". Giunti a casa del Brò, la Holly fa la sua perlustrazione di tutta la casa per annotare mentalmente ciò che va e ciò che AHIAHIAHI non va mica tanto bene (ma sarà colpa di Flò, che diamine!!) e infine ci accomodiamo alla tavola già imbandita da abbondanti antipasti e svariati bicchieri. La Holly parte subito in quarta con gli ultimi aggiornamenti sui parenti prossimi in ospedale: "Aaaaaahhh bèèèèèn pooooo', el cugin de so cugnà de so fia del vicino de casa de me nevoda ga fato un infarto, pensa!" Ma chi cazzo è sta gente??? "E pensa a to zia, che i la ga messa in casa de riposo!" Ma':"Sì mama, ma a ga anca 97 anni!!" "Aaaaaaahhhhhh bèèèn pooooo', giovine par altro!!!" E certo, più si avvicinano alla sua età più sono tutti giovani "A mi no sa, me assè in casa mia che so na pensionata de grido! Digheo a i to dotori, sa!!" In effetti me lo chiedono sempre, i dottori, se mia nonna è una pensionata di grido.. e cosa vuol dire poi?? Ziona: "E invece ti podaressi proprio trasferirte, magari in casa co mi, visto che el tetto de casa tua xe drio cascar." COSA??? Facce allibite di tutti i presenti. "Ma nooooooooo!! Aaaahhh bèèèèn poooooo'! Xe soeo che vardando da zo, ti vedi el teto che el xe drito no?! E dopo el va un poco in dentro.. tipo na conca" Ahhh ok, non sta crollando il tetto, è solo tipo una conca!!!! "Sì ma se casca, casca quando mi so in camera e cussì no me ciapa!" Ma': "Ma se casca, fa crollare la soffitta, che è strapiena di robe" "Macché strapiena!!! Cossa ti disi??! Che a gà si e no do credense quatro armadi e qualche sedia!" Eh già, vuota insomma Ziona: "E po' ti gà da fermar a luce dee scae col stecadente, se no a scata dopo tre scaini!" "Sì sì ma mi so bituada, assa assa cussì come che a xe!" Sia mai che cambiamo un'abitudine consolidata!
Nel mentre che continuiamo a rimpinzarci come tacchini (dopo la mangiata di Natale, giusto per gradire) spaziamo su vari argomenti, dai consigli di botanica ("Ae stee de Nadal bisogna darghe da bever ogni otto giorni", e noi che non sapevamo fossero piante grasse!! "E patate americane bisogna inrodoarle su co e diventa massa longhe"..già che ci siamo, facciamo anche un nodino va') al famigerato nuovo sistema elettronico di bigliettazione dei bus: l'Imob! Tutti hanno qualcosa da ridire, tranne io che sono sempre contenta delle nuove tecnologie e Ma', che è sempre entusiasta di tutto ciò che riguarda gli autobus -anche se non ha ancora capito dove leggere quanti biglietti sono rimasti. La Holly non ha l'obbligo di avere l'Imob, in quanto oltre i 75 anni, ma è fermamente contraria: "Aaaaaahhh bèèèèèn poooooo'! E i pretendarìa che na ansiana come de mi a montasse in autobus co e borse, e a mettesse sta carta su a machineta schissando anca i botoni??" Grande plauso di Pa', che è perfettamente d'accordo sulla scomodità delle nuove macchinette. Holly continua: "Che almanco, co i biglietti normai, se se blocava a machineta, ti ghe davi una paca e giera a posto!!" E certo, le borse da una parte e giù schiaffi alla macchinetta! Vuoi mettere la comodità?!
Al momento del dessert, scatta lo sport più gettonato nella mia famiglia: il giro della crema! Flò ha infatti preparato il pandoro farcito di crema al mascarpone e cioccolato fuso (!!!), ma io e Pa' non ne abbiamo mai abbastanza, della crema, perciò continuiamo a versarcene sul piatto, con o senza pandoro, e Ma', dal canto suo, cerca di sottrarci il vaso di crema perché non vuole che ne mangiamo.. un delirio!!! Intanto Holly cerca di convincere Brò e Flò che la loro casa è rivolta a tramontana, proprio come la sua, e che quello lì in fondo è il Monte Grappa. Dulcis in fundo, tiro fuori il libro dell'oroscopo 2009 e lo leggo ai presenti. E' l'anno dell'acquario, come insistono a dirmi tutti, in particolare da ottobre in poi.. che poi è la fine dell'anno, se vogliamo dirla tutta!!!! Leggo anche l'oroscopo a Brò (faccia perplessa, non coglie molto di quello che gli leggo) e a Flò. Frase cruciale è una sola, in questo oroscopo: potrebbe arrivare un pargoletto.. la Holly sbianca, mima, accenna... "Nonna, stai tranquilla. Tanto l'ovulo sarà senz'altro di Brooke."
(To be continued...)

Riflessioni influenzate

Sono reduce -non ancora del tutto sana, per altro- dalla classica forma influenzale che colpisce giusto giusto il primo giorno di vere vacanze, e i cui postumi vengono smaltiti giusto giusto la sera precedente al giorno del rientro al lavoro. E' la temutissima influenza "stronziana". Nei deliri generati da questa patologia, ho ragionato su vari fronti che passo punto punto ad esporre.
  1. Perché non esistono più i "Giochi senza frontiere"?! E in compenso mi devo sorbire pomeriggi di Alda d'Eusanio (con approfondite interviste a Flavia Vento, come perdersele) e serate di Mary Poppins?!
  2. Perché, quando scompare il segnale della tv e lo schermo diventa grigio, Ma' sostiene che bisogna cambiare canale così poi il segnale ritorna??! Ho il vago sospetto che il segnale tornerebbe anche restando sullo stesso canale. E ho il vago sospetto di essere stata presa per il culo, in tutti questi anni.
  3. La sinusite si combatte col caldo? Ok. Ma la febbre si combatte col freddo, giusto?! E allora PERCHE' Ma' si ostina a piantarmi una borsa di acqua bollente sulla fronte sostenendo che "Sì sì, cussì vien zo tutto!" con l'unico risultato di aumentare la febbre, e non sciogliere il catarro?!
  4. Perché le case farmaceutiche non assumono dei degustatori?! Evidentemente c'hanno pensato i santi creatori del Tachifludec, che sa da limonata calda e oltretutto è esageratamente zuccherato perfino per me. Ma dico io, quando ero in fasce, esisteva una minaccia rosso sangue chiamata Tachipirina, da usare solo in punto di ebollizione, dal gusto osceno ma inconfondibile. In cosa si è trasformata, oggi?! In bustine effervescenti al gusto di Magnesia San Pellegrino. E dallo stesso risultato: FA CAGARE!!!!!! Senza contare che adesso il the al limone, la mattina, sa da Tachipirina calda. Te prego.
  5. Le teorie di Ma' sulla febbre molto hanno imparato dalla politica del "niente panico": 38.5? Sta' al caldo, xe normal. 37.6? Te go dito de star al caldo, ti vedi che se sbassa! 38.8? Essì, perfettamente normal, tol a tachipirina! 36.5? Ecciò, ti ga tolto a tachipirina. 37.7? Perfetto, xe drio sfogarse. Ogni temperatura ha la sua spiegazione, elementare Watson.
  6. La mia famiglia è molto empirica e ama poco il contributo di quei professionisti chiamati "medici" (brrrrrr.. orrroooreeee). La Holly consiglia uno sciropeto per la tosse, anche se l'ideale sarebbe bollire l'uvetta e berne il succo (che se non guarisce la gola, almeno ti farà vomitare così liberi lo stomaco); Ma' invece fa l'inventario di tutte le medicine che ci servirebbero e che non abbiamo, di quelle che abbiamo e che non servono a niente, per poi risolversi al solito Efferalgan 3 volte al giorno, che va bene un po' per tutto.

Fatto sta che la stronziana sta passando, anche se Ma' sostiene che da 24 anni a sta parte devo ancora imparare a soffiarmi bene il naso. Già, quasi quasi mi piazzo una bella borsa di acqua calda in testa, va'.

(To be continued...)