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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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DdV 23 - Discorrendo



Ieri, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, abbiamo festeggiato con una cena immersiva di Tutorino -l'ultima mia in Canada- alla quale mi è stato chiesto di tenere un discorso. Dalla preparazione per il discorso ne è nato un articolo pubblicato su La Stampa e tanta commozione, riporto di seguito più o meno il testo del discorso:

"Quando Pino mi ha chiesto di fare un discorso sull'Unità d'Italia, mi sono detta: di cosa parlo?! Potrei parlare di.... (foto di Mazzini, Cavour e Garibaldi) Risorgimento! No, non mi va... potrei parlare di... (foto di Dante, Petrarca, Boccaccio) letteratura! No, no, ci vuole qualcosa di più attuale, vediamo... (foto di Berlusconi, Fede e Lele Mora) NO! Tranquilli, non ne parlo.
Voglio parlare di attualità: (foto del terremoto in Giappone) la scorsa settimana abbiamo visto tutti la notizia, in Giappone un terremoto di 9° e tsunami. La reazione in Italia è stata soprattutto una: se succede in Italia una cosa del genere, moriamo tutti, non resta più niente. E forse abbiamo buoni motivi per pensare questo, guardate qua: Messina, 1908, un terremoto e uno tsunami radono al suolo il 90% della città. Friuli, 1976, un terremoto di appena 6.4° fa 989 morti e distrugge 18 mila case. Irpinia, 1980, il terremoto è di 6.5°, i morti sono quasi 3 mila e le case distrutte 382 mila, interi paesi cancellati dalla cartina. L'Aquila, due anni fa, terremoto di 6.3° e 308 morti, con i danni enormi che tutti sappiamo.
Ma perché vi racconto questo? Perché in queste quattro tragedie, ci sono stati due fattori in comune: primo, il governo, il re, il potere in generale che si comporta malissimo, non manda gli aiuti, i soccorsi in ritardo, la ricostruzione neanche a parlarne; ma d'altra parte, gli italiani, i cittadini al nord come al sud si uniscono per aiutare queste popolazioni, in una gara incredibile di solidarietà. E io questa sera voglio raccontarvi qualche storia legata a questi avvenimenti.
1908, Messina. La Marchesa Micetta abita a Messina, ma quel giorno non è a casa. È a Palermo, dalla figlia incinta. Quando sente la notizia è sconvolta, cosa può fare? Decide di aprire le porte di casa sua a decine di donne che avevano perso tutto, e insegna loro l'unica cosa che sa fare: ricamare. Queste donne ritrovano così uno scopo, un mestiere, e si rifanno una vita, uscendo da casa della Marchesa quando sono pronte, alcune anche diversi anni dopo.
1976, Friuli. Le storie qui sono tante, la notte stessa arrivano gli aiuti dalla Svizzera, arrivano aiuti da tutto il mondo e volontari da tutta Italia... prima che i soccorsi del governo. Sui muri delle case campeggia una scritta "Il Friuli non dimentica". Ma la storia che voglio raccontarvi è un po' diversa, ha a che fare col destino. Sandro e Fiorenza sono due fidanzati, sono a cena fuori a mangiare una pizza. Quando la terra comincia a tremare, Sandro capisce subito che si tratta del terremoto, scatta in piedi e corre verso l'uscita; poi si gira, si accorge che Fiorenza è rimasta indietro e torna indietro per salvarla. In quel momento una lastra di marmo pesantissima cade, proprio all'ingresso del ristorante, frantumandosi al suolo. Se Sandro fosse uscito, sarebbe morto... e io non sarei qui, dato che questa è la storia dei miei genitori!
Di storie se ne possono raccontare tante, dal pompiere che in Irpinia scava tutta la notte e tutto il giorno tra le macerie dell'ospedale perché sente piangere, e salva un bambino di pochi giorni, alla squadra di rugby de L'Aquila, che da subito si dà da fare per scavare, portare aiuti, perché loro sono i più forti, i più robusti in tutta la città.
Ma di nuovo, perché ho voluto raccontarvi proprio queste storie? Perché la grande Storia dell'Italia l'hanno fatta sì Cavour, Mazzini, Garibaldi, il Risorgimento, la Resistenza, Falcone e Borsellino, e chi più ne ha più ne metta... onore a quella storia, ci mancherebbe. Ma queste piccole storie e molte altre, hanno fatto gli italiani. Quei "Fratelli d'Italia" del nostro inno, che quando serve non importano più nord e sud, ricchi e poveri, siamo tutti uniti gli uni per gli altri. Sono quegli italiani che magari 50 anni fa hanno preso una valigia e sono partiti per il Canada perché in Italia non c'era niente. Ma che poi hanno continuato a parlare lo stesso dialetto, a raccontare le stesse storie, a tramandare le stesse tradizioni, e noi siamo qui questa sera testimoni di tutto ciò, figli e nipoti di quella generazione. Poi ci sono gli italiani come me, come noi, che siamo partiti più di recente perché... beh, perché in Italia c'è ancora poco o niente. E poi ci sono quelli che rimangono e lottano, perché se anche in Italia non c'è niente... qualcosa si fa! Ecco, io penso che finché ci saranno italiani come noi, ci sarà la speranza di vedere un'Italia migliore, un'Italia che tutti sogniamo, all'altezza di quello che siamo, migliore di chi ci governa adesso e di chi ci ha governato in passato. Un'Italia in cui ritornare, e non dalla quale scappare oggi come 50 anni fa.
Perciò, a chi parte, a chi rimane, a chi spera, insomma a tutti noi: buon compleanno!"

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