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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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Upstate Update # 9 - Fine semestre

Sembra incredibile, ma in un battibaleno è già dicembre ed è già tempo di archiviare il primo semestre americano. Com'è stata la vita nel mezzo del nulla, in questi mesi? Cosa mi porto dietro nel mio viaggio verso ovest? Ricapitoliamo.
L'università americana
Il college è bellissimo a vedersi quanto finto nella sostanza. Gli edifici sono intitolati a chi ha dato i soldi per costruirli, il college stesso è intitolato alla famiglia dei dentifrici perché senza il loro generoso contributo il college non esisterebbe. Gli studenti pagano cifre da capogiro nella speranza di trovare un lavoro che gliene faccia guadagnare il doppio, cosa che ahimè adesso succede sempre meno; il loro unico obbiettivo è avere un bel voto, della sostanza del corso non gli interessa nulla - che quando studi l'italiano, son proprio soddisfazioni.
Il mio lavoro dipende molto dalle prof, possono aver bisogno di farmi correggere i compiti per casa oppure di incontrare alcuni alunni in difficoltà durante le mie ore di ricevimento; altre volte vado in classe a fare lezioni (rigorosamente in powerpoint) su argomenti vari... quando, per farli rilassare un po', ho insegnato ai principianti un po' di gesti italiani, la prima domanda è stata "ma ci sarà nell'esame??" Ecco, appunto.

La giornata tipo
La mia giornata tipo comincia verso le 8, faccio colazione (pane e Nutella of course), mi preparo e poi o vado in ufficio o vado a lezione di Zumba o danza country (figatissima!!), poi dopo pranzo di solito ricevo gli studenti allo Starbucks della biblioteca mentre Skypo. Finito il ricevimento, studio in biblioteca (dove gli studenti trascorrono nottate intere) oppure a casa e/o scrivo la tesi. Il martedì pranziamo con gli studenti delle varie lingue per fargli fare conversazione, ma loro vengono soprattutto per mangiare gratis, giustamente.
Qualche volta la sera esco con Mathi, la collega francese, e Kate la russa ma in realtà il villaggio -a mezz'ora a piedi da dove abitiamo- non offre quasi nulla, e tutti i locali sono invasi dagli studenti con i quali ci è vietato uscire. In sostanza, una noia mortale.
La natura è spettacolare, "fierce" come direbbero qui: non perdona, quando fa freddo, fa freddo che non ce n'è più per nessuno. Tranne che per le anatre. Il lago ghiaccia, la neve alta 10 cm, ma loro si moltiplicano. Misteri della natura.
Il weekend, quelle rare volte che non sono a NYC, mi dedico al bucato -con le lavatrici che puzzano di acqua morta e i vestiti sintetici che fanno puzzare tutta la roba in asciugatrice di petrolio bruciato- oppure a cucinare manicaretti -potrei aprire un blog di cucina quasi quasi!-, dai risotti alla pasta ai contorni bizzarri. Per i dolci mi accontento di quelli americani.

I viaggi
Hamilton è un villaggio nel mezzo del nulla, non è un caso che ci viva una comunità Amish (che com'è noto, per cultura si isola dal mondo): non ci sono stazioni, non ci sono aeroporti, non ci sono collegamenti con l'aeroporto più vicino (il mezzo più conveniente per andarci è il taxi, $150 a tratta). Non ci sono mezzi di trasporto pubblico, nonostante le distanze siano pensate per le macchine, e l'unico mezzo è il Cruiser -il bus navetta- che ha orari tutti suoi e non li rispetta nemmeno (forse perché gli autisti ti chiedono dove devi andare, manco fosse un taxi?!). L'unico collegamento è il pullman che due volte al giorno porta a Bighmanton (ridente cittadina che dal terminal degli autobus non ha collegamenti con il locale aeroporto, si vede che è l'usanza da queste parti) e da lì si può andare a New York. Ci vogliono sei ore senza traffico, ma diciamocelo: quando mai alle 5 del pomeriggio non c'è traffico, nella Grande Mela?!? Quindi di norma ci vogliono 6.30-7 ore, ma quando a passo d'uomo si superano un po' di ponti e tunnel, ecco che basta guardare a sinistra e compare... lo skyline in notturna, e passa la stanchezza!

Non mi stanco mai di New York e soprattutto della mia seconda casa, il New Jersey, dove ho trascorso anche il Ringraziamento in famiglia: grazie a Gerard e alle altre splendide persone che gravitano attorno alla Soul Kitchen, ho ritrovato quel calore famigliare che ho lasciato mesi fa e un oceano fa a casa.

Ho aiutato i volontari al ristorante, ho aiutato Gerard stesso a sviluppare altre idee per espandere il concetto della SK, e far parte di questa Jovi family mi fa sentire molto più realizzata del lavoro che sono venuta a fare in realtà. Dire addio al New Jersey sarà la vera difficoltà, tra un semestre.

Americani, strana gente
Fa strano tanto vedere gli Amish nei loro carretti o nei loro completi da Jane Eyre, quanto gli americani nei loro pickup da pubblicità della coca-cola. E le pubblicità poi sono un mondo a parte: intanto noi ci lamentiamo, ma la proporzione tra programmi e pubblicità è inconcepibile, 5 minuti di programma e 3 di pubblicità. Poi, durante le elezioni, si poteva far campagna CONTRO qualcuno senza dare alternative "fate quello che volete, basta che non votate Tizio"... in Italia ci manca quella e poi siamo a posto!!! La pubblicità comparativa, soprattutto dei medicinali, è all'ordine del giorno: "tu usi Xylenol x+ perché pensi funzioni? Povero cretino che non hai ancora provato Vicks T10+!!!" E tutte le pubblicità dei medicinali devono elencare chiaramente gli effetti collaterali, perciò di 30 secondi, 10 sono di promozione e 20 di controindicazioni, con i protagonisti che continuano ad inseguire libellule nei prati, a pranzare in famiglia, a pescare coi nipoti, mentre la voce fuori campo avverte: "se dopo aver usato questo spray nasale sentite l'urgenza di ammazzare la nonna / impiccarvi al soffitto / correre in bagno per una diarrea fulminante / istigare una lotta tra galli cedroni... parlatene col vostro medico. Non adatto se avete una storia di omicidi intenzionali, depressioni violente, ma anche raffreddori intensi o unghie incarnite. Allerspray ZQ: ti migliora la vita!" Sè sè. E la mania per la prevenzione si diffonde ovunque: la pubblicità in tv avverte che se hai avuto la varicella, potresti sviluppare il Fuoco di S.Antonio da qui ai prossimi 75 anni, parlane col tuo medico (cosa mi prescriverà, per prevenire???); il cartellone all'ingresso del Lincoln Tunnel avverte: anche le donne possono avere il cancro alla prostata! Che culo, grazie di avermi avvertita! I vari studi di avvocati o le assicurazioni si contendono i clienti a suon di disgrazie: "lavoravi al WTC nel 2001? Sei miracolosamente scampato all'11 settembre? Potresti aver incubato xbhxcbjcbjdkfhldj (nome di una patologia impronunciabile dagli effetti ovviamente mortali), prima di morire contattaci e ti faremo na bella assicurazione all inclusive!" E l'università distribuisce mail minacciose: l'influenza È QUI! Se non avete ancora fatto il vaccino, fatelo ORA!! Il maiuscolo e il grassetto sono originali della mail, ndr.
I programmi tv poi sono un mondo a parte: il trash tocca fondali mai sondati fin'ora, con i giudici che a confronto Forum è un documentario di giurisprudenza; talk trash che a confronto la De Filippi è un divulgatore scientifico; e poi il mitico canale meteo, dove annunciano le previsioni manco fossero partite dei mondiali e trasmettono attesissime previsioni sull'arrossarsi delle foglie nei vari stati (e non sto scherzando).

Americani, brava gente
Si può dire quello che si vuole, ma che gli americani non abbiano un cuore grande quanto il loro Paese, questo no. Sono spesso ingenui, per lo più ignoranti di storia geografia e cultura generale (ma d'altra parte, sarebbe come chiedere a un europeo di descrivere i vari stati americani... quanto ne sappiamo in realtà?!) ma proprio per questo molto curiosi, con una freschezza quasi infantile. Ho perso il conto delle volte in cui mi è stata rivolta la domanda "com'è l'Italia? Com'è vivere lì?" oppure "Com'è Venezia?" e devo confessare che ogni volta non so rispondere. Da dove comincio, per spiegarti? Quando me lo chiedono in New Jersey è facile: è come qui, rispondo. Si può viaggiare coi mezzi pubblici, ci sono tante piccole comunità autosufficienti, dove tutti si conoscono e si aiutano tra loro quando c'è bisogno. Più o meno, dai.
Certo non mi immagino mia nonna ad invitare dei miei amici stranieri a casa per Natale, mentre questo è proprio quello che hanno fatto gli amici di Gerard con me al Ringraziamento. E poi c'è lo sconosciuto che si ferma apposta al casello per cambiarti i soldi perché non hai moneta, e ti regala 50c; c'è la ragazza che si accorge che stai facendo una foto mentre sei in macchina e allora rallenta per non bloccarti la visuale mentre ti supera (ehm, proprio come in Italia.......); c'è il negoziante che ti dà indicazioni senza che gliele chiedi, perché ti vede in difficoltà; c'è la studentessa che per ricambiare il mio aiuto con l'italiano, mi dà un sacco di dritte per la tesi senza avergliele chieste (e sapendo bene che non sono io a mettere i voti); ci sono i prof della facoltà, che lungi dal comportarsi da stronzi, ci ringraziano mille volte al giorno per quel po' di lavoro che facciamo, ci accompagnano in macchina ovunque abbiamo bisogno, ci invitano a cena da loro per il puro piacere di averci ospiti, ci invitano fuori perché sanno quanto noiosa sia Hamilton (proprio come i Prof. italiani.........).
Sarà pure vero che -come disse una volta un mio saggio amico- gli americani sono come le farfalle: coloratissime, leggere e belle da vedere, ma dopo un po' ti stancano; però avere a che fare con loro è rilassante per il momento, e mi fa stare molto meglio che dover sopportare il pessimismo italiano.

Adesso che esplorerò la West Coast, avrò modo di vedere un altro stile di vita, un'altra mentalità all'opera... quali che siano le sensazioni, non mancherò di condividerle!

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