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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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Upstate Update # 10 - Quel che resta (della Costa) / 1


Finalmente trovo il tempo di sedermi e provare a riassumere le vacanze di Natale: venti giorni di viaggio, due settimane a casa. Tappe: Vancouver-Portland-San Francisco-Los Angeles-San Diego-New York-Venezia. Non mi dilungherò troppo sull'ultima tappa, ce n'è abbastanza da dire sulle altre!
Quel che resta di Vancouver

Dopo un viaggio avventuroso, tra donne Amish in pullman, sconosciuti cortesi in bus navetta, body scanner in aeroporto e decollo all'alba con atterraggio sull'oceano e vista sulla città con il sole che inonda la baia, finalmente sono a Vancouver. Quello che colpisce di Vancouver è la perfetta commistione tra città e natura: grattacieli moderni lasciano spazio a polmoni verdi che non ti aspetti, giri lo sguardo ed ecco la baia, il porto, la spiaggia. 
Il sushi costa pochissimo, grazie all'ampia popolazione asiatica in città, e ritrovo tutto quello che mi ricordavo di Toronto: i soldi del Monopoli, gli autobus dove tiri la corda per prenotare la fermata e spingi la porta per uscire, Tim Hortons e le sue donuts da mangiare a quattro ganasce. Il meteo a dicembre non è dalla mia -e non lo sarà per il resto del viaggio- ma visito comunque Stanley Park, con la sua laguna con l'albero di Natale al centro e con la spiaggia a due passi dal centro città. Per rifocillarmi e riscaldarmi non posso che provare il tradizionale eggnog, un po' troppo strong perfino per me. 
Ma il motivo principale per venire a Vancouver è un altro, e si chiama Capilano: un parco privato a nord di Vancouver, dove 100 anni fa il proprietario ha ben pensato di costruire un ponte sospeso per attraversare il canyon. Era ed è il ponte sospeso più lungo al mondo, 150 metri, e il parco gira tutto attorno ad esso; ignoravo che il parco fosse in realtà foresta pluviale, perciò l'umidità è terribile, ma una volta messo piede sul ponte non batto i denti per il freddo, ma per la paura. Da bravo ponte sospeso infatti, rimbalza e trema come non mai al passaggio di chiunque, e non c'è modo di uscire dal parco se non facendolo due volte -andata e ritorno. Per divertirsi un po' c'è anche il percorso di ponti sospesi tra gli alberi, che ormai è una passeggiata in confronto, e poi si torna all'ingresso. Per premiarmi, assaggio un pezzo di fudge fatto in casa (una specie di mou), e percorro anche la cliffwalk, la passerella di 40 cm sospesa sul canyon, ringraziando i turisti coreani che bloccano il passaggio per farsi le foto a turno, lasciandomi dieci minuti sospesa a nonsoquantimetri sul vuoto!
Di Vancouver resta anche l'odore intenso di marijuana (non per niente la chiamano Vancasterdam), gli hamburger buonissimi (anche quello di granchio), il sushi dessert, l'università così simile alle altre università nordamericane.

Quel che resta di Portland
A Portland mi riunisco con la mia compagna di viaggio Kate dopo un'avventurosa traversata in pullman. A sentire gli americani, Portland sarebbe la città più bella di tutte: capisco il loro punto di vista, ci sono cafe in ogni angolo, è molto facile muoversi sia con i mezzi pubblici che a piedi, è molto "europea". Proprio per questo, noi europei ci troviamo poco o nulla di interessante. La pioggia certo non aiuta, ma a parte il giardino cinese, il Rose Garden (è dicembre, le rose non ci sono di certo) e lo shopping molto conveniente (le tasse statali sono molto più basse in Oregon che in California), non resta granché. Il momento più bello è stato trovare una free hugger e ricevere un abbraccio gratis -un mio sogno da sempre.
Con una valigia più pesante in termini di scarpe, computer e cibi pronti da cucinare al microonde ci lasciamo alle spalle Portland per entrare finalmente in California.

Quel che resta di San Francisco
La prima cosa che resta di Frisco è una voglia grandissima di ritornarci! Poi, resta il volo più figo mai fatto -Virgin Atlantic, una marcia in più!- l'atterraggio sull'oceano, i biglietti della metro che ci vuole una laurea in economia per capire come farli, il panorama pittoresco ovunque ti giri, l'ostello più figo di tutti. Come prima cosa non si può non provare la cable car: io credevo fosse solo una cosa turistica, invece c'è gente che va al lavoro in cable car!! Non ci azzardiamo a salire sul predellino, ma ci godiamo il panorama comodamente sedute fino a Fisherman's Wharf, dove visitiamo il museo dei giochi antichi - praticamente un museo degli orrori!!
Il giorno dopo mi avventuro in Chinatown per prendere un autobus e non ci sarei mai riuscita senza il supporto di uno sconosciuto che mi indica fisicamente la fermata. Arrivo così a quello spettacolo che è il Golden Gate Bridge, una cosa che se non la vedi non puoi capire! Il panorama sull'oceano poi è impareggiabile.
Poi si fa tappa al Golden Gate Park, che sembra di essere in Marocco dall'ambiente, e tornando in autobus vediamo le Painted Ladies e il centro civico, risparmiandoci un viaggio.
Oltre alla cable car c'è la linea F del tram: le carrozze sono tutte donate da altre città americane e mondiali (perfino Milano!!) e mantenute in perfetto stile vintage, quindi oltre che un viaggio all'imbarcadero è anche un viaggio nel tempo! Nella giornata più piovosa e ventosa che io ricordi ci avventuriamo ad Alcatraz: bellissima visita guidata, a tratti inquietante, col tempo più adatto! Al ritorno ci fermiamo al pier 39 e quasi mi dimenticavo di andare a vedere l'attrazione più famosa: i leoni marini!! Distesi in panciolle sul molo, si godono il fresco per la gioia dei turisti assiepati a far foto.
Proviamo anche a camminare in salita, pessima idea: la pendenza è tale che quasi mi prende un attacco di panico da vertigini! Però riusciamo ad arrivare a Lombard Street, famosa in quanto strada più tortuosa del mondo (googlare per credere!): poco da fare, questo sembra un parco divertimenti più che una città! Sulla cable car ormai vado solo sul predellino, con viste mozzafiato sugli edifici della città illuminati a festa e con copiose lavate grazie alla pioggia scrosciante!
Quello che resta di Frisco quindi è l'ampio respiro delle strade, la vitalità, la luce, l'eccentricità... è la New York occidentale, e nel mio cuore occupa lo stesso spazio di quella orientale!

(Continua...)

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