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Roma 15.10.2011 - Carne da macello


Chi mi conosce sa quanto non mi piaccia la violenza in qualunque forma, per questo è in totale buona fede che sono partita per Roma per partecipare alla manifestazione di sabato 15 ottobre, per confermare la mia buona fede nelle autorità che dovrebbero proteggere i deboli e i pacifici e per confermare anche quel pregiudizio che molti di noi hanno: cioè che Giuliani in fondo in fondo se l'è cercata, 10 anni fa, e che quelli che vengono coinvolti negli scontri sono sempre un po' esaltati e altro che manifestanti pacifici.
L'atmosfera in piazza della Repubblica, poco prima delle due, è stupenda. Migliaia di persone in piazza, tanti bambini e tanti anziani, disabili in carrozzina perfino. C'è musica, ci sono troppe bandiere di partito e poche italiane -le uniche che dovrebbero esserci- e slogan e magliette. Un cartello dice “CastAway” e diventa uno dei miei preferiti; un altro dice che “c'è sempre speranza”, mentre una maglietta cita “In direzione ostinata e contraria” di De Andrè.

Cominciamo a camminare in maniera un po' disordinata, a casaccio nel mio caso. Seguitemi su Google maps se riuscite, perché poi sarà utile: da piazza della Repubblica a San Giovanni per via Cavour, Fori Imperiali e Colosseo.
Cammino al lato della strada, cercando di tenere il passo con un'associazione “il melograno”, un gruppo di docenti precari e soprattutto una banda con trombe e bonghi e una carrozzina: potrà mai succedere nulla, se seguo loro?!
L'atmosfera è più che tranquilla, l'unica nota stonata sono le vie di fuga. Sì perché TUTTE le vie laterali a via Cavour sono bloccate da mezzi delle forze dell'ordine, in modo tale che se succedesse qualcosa noi saremmo carne da macello, non oso nemmeno pensarci.

Comincio a vedere qualche colonna di fumo, ma niente di che. Si sente qualche esplosione distante, ma niente di che. Ad un certo punto vedo una vetrina spaccata e una macchina coi vetri in frantumi. La gente è ancora tranquilla, abituata: “Ce stanno i pariolini, se vede!” dice una signora. Sono ancora accodata alla banda, ci sono molti anziani intorno a me e donne con bambini. Ad un certo punto sento un'esplosione troppo vicina per i miei gusti, vedo una macchina bruciata e un negozio incendiato e decido che è ora di abbandonare il corteo. Una parola. Da che parte conviene? Io che Roma poi non la conosco, e so che i poliziotti bloccano tutte le vie laterali, comincio a preoccuparmi di brutto. La gente entra nel panico, corre in senso contrario, si spintona mentre qualcuno invita alla calma, io mi appiattisco contro il muro, poi salgo una scala che non so dove porta ma dove molti si stanno dirigendo. Porta a S.Pietro in Vincoli, dietro il Colosseo praticamente. Mi giro e li vedo: una ventina di black bloc tutti vestiti di nero, incappucciati, le spranghe in mano, che marciano a quadrato, isolati in mezzo al corteo. E le forze dell'ordine che non intervengono.
La gente li sfotte, gli urla “Bravi coglioni! Fascisti! Andate via!” Io non so quale angelo mi protegga, ma praticamente ho trovato l'unica via di fuga possibile. Confortata, arrivo alla terrazza sovrastante il Colosseo dove c'è la fermata della metro. Ma è chiusa.
Permettetemi di aprire una parentesi: chi è il genio dell'ordine pubblico che ha organizzato le cose in questo modo? Non me ne intendo molto eh, ma farò una sequenza di ragionamenti logici. Ai black bloc -in azione da ore, senza che NESSUNO intervenisse- interessa fare casino lungo il corteo; a molti manifestanti come me interessa salvarsi il culo scappando se necessario. Se blocchi le vie di fuga, le blocchi a noi, non a loro. Se voglio prendere un mezzo per tornare a casa il prima possibile, e bus e taxi non passano ovviamente, prendo la metro. Ok lasciarla aperta a Repubblica; ok chiuderla a Cavour, ci mancherebbe pure dato che è in centro corteo; ma perché chiuderla al Colosseo, soprattutto visto che l'entrata è su una terrazza che nulla ha a che vedere col corteo?! E quel che è più grave, perché tenerla aperta a San Giovanni?! Che con quello che è successo, si poteva anche prevedere un attacco ai treni o alla stazione?!
E poi arriva il momento di decidere cosa fare. Opzione 1: proseguo il corteo -scartata, già si vedono colonne di fumo in lontananza. Opzione 2: attraverso soltanto il corteo e vado verso ovest, dove sì non ci sono metro ma magari il taxi arriva -sì e poi che giro fa? E se rimane coinvolto negli scontri? Opzione 3, quella che come me molti si sono trovati costretti a scegliere: torno indietro risalendo il corteo in Via Cavour fino a raggiungere la fermata di Vittorio Emanuele II°.
Cioè i geni che hanno programmato questa giornata in cui 200.000 persone sono scese in piazza, non hanno previsto vie di fuga alternative a TORNARE INDIETRO in senso inverso al corteo né hanno sgombrato le strade da macchine e cassonetti. Un applauso.
Eccomi allora in via Cavour, in fila indiana, mentre il corteo s'ingrossava, schiacciata tra i manifestanti e le vetrine: se un commando di black bloc avesse deciso di distruggere un'altra vetrina, mi sarei trovata in mezzo tra le bombe carta e la suddetta vetrina. Giunta finalmente a Vittorio Emanuele, ho preso la metro che per l'appunto si è fermata regolarmente a San Giovanni, per fortuna senza conseguenze.
Quello che vorrei fosse chiaro -e dai giornali non si coglie, al momento- è la sensazione fortissima che questi fossero gruppi di professionisti (“lasciateci lavorare” avrebbero detto) pagati da qualcuno e soprattutto in complicità con le forze dell'ordine, quasi che dall'alto fosse stato ordinato di lasciarli proseguire almeno fino a via Labicana, altrimenti non mi spiego come migliaia di agenti abbiano potuto lasciare dei delinquenti ISOLATI marciare senza intervenire, e non mi si dica che si erano confusi nella folla perché erano tutto tranne che mescolati a noi.
Ma questa è solo la mia opinione, ci mancherebbe. Quello che resta è una bellissima intenzione degenerata in scontri con persone che -ho dovuto ricredermi- non se la sono andata a cercare, tutt'altro.
E citando uno striscione di piazza della Repubblica dico “ridateci la fantasia”: sì, gli uomini neri li mettiamo noi che ce ne sono in abbondanza, ma per carità ridateci la speranza non dico in un cavaliere -sia mai!!- ma almeno in un eroe senza macchia anche se non necessariamente senza paura, in quei modelli positivi che possono spegnere il tritacarne prima che noi, carne da macello, finiamo questa caduta inesorabile. Perché non è il baratro a far paura, è la mancanza di appigli per fermarsi che mi spaventa.

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