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I racconti, i sogni, le speranze, i pensieri.. di tutto un po', per chi crede che Someday I'll be Saturday Night!

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Il mio grosso grasso Capodanno greco



Compito di geografia/geometria: se devo andare da Venezia ad Atene, qual è il percorso più agevole? Variabili: rotta, venti, mezzo, Alitalia. Risposta: via Bruxelles con Air Brussels, ovviamente, su un aereo che in prima classe è impressionantemente monocromo -nero- e in economy è impressionantemente uniforme -bianco e ricco d'infanti-.
Sto andando in Grecia per trascorrere l'ultimo dell'anno con l'amica Hera e la sua famiglia, amica che ho conosciuto quest'estate al campo estivo in Inghilterra. In aereo già si capisce l'atmosfera: prete ortodosso ma moderno, col blackberry che appena non lo può guardare piomba in un sonno profondo per risvegliarsi solo quando lo può riaccendere; hostess grecofona che al mio "sorry I don't speak Greek" risponde con una frase lunghissima -in greco- ma conclusa dal "parakalò" (prego).
La valigia arriva con calma, in aeroporto ci sono pubblicità perfino dentro la porta del bagno e un cartello ìntima "non gettare carta nel WC" che io considero come un normale avviso, ignorando ancora quello che poi Hera mi svelerà: in Grecia TUTTA la carta, compresa quella igienica, non si getta nel WC ma bensì si getta nei rifiuti....orrore puro.
Anche la metropolitana, che in superficie corre in mezzo a due corsie di tangenziale, è in greco, ma riesco a raggiungere dopo mille anni la fermata acropoli -che per non smentirsi, ha una copia del frontone del Partenone all'uscita. Fuori dalla metropolitana noto subito tre cose: è pieno di alberi stracarichi di bergamotti; c'è un ristorante italiano giusto lì; c'è l'acropoli illuminata. Resto con la bocca aperta come un'ebete sulla strada pedonale ai piedi dell'acropoli ad ammirare le pietre che per anni sono state al centro dei miei studi liceali, uno spettacolo.
Il giorno dopo sono autonoma perché Hera arriverà solo il 31, quindi mi programmo una gita culturale: museo archeologico, il più grande museo di arte greca antica al mondo! Eh, na parola. Il tram passa vicino all'ostello, vado a vedere gli orari scritti ovviamente in greco e poi in numeri: dal lunedì al sabato ogni 7/15 minuti. Che praticamente è il doppio. E vabbuò, con calma, che tieni fretta di piglià o tram?! Tram dal quale si può salire e scendere dove si vuole, ma per pigrizia il conducente apre sempre e solo la porta centrale. E vabbuò, che tieni fretta di salì davanti?!
Tutti i musei sono gratuiti per gli studenti europei come me, e per fortuna perché altrimenti sarebbe stato esoso, 12 euro per 15 minuti... Credo di aver battuto ogni record di permanenza in un museo, dopo di che mi godo una passeggiata nel parco più grande di Atene dove, dice la mia guida, "i vecchi si ritrovano a giocare al backgammon greco" e difatti, eccoli lì, concentrati coi loro bicchierini di ouzo a portata di mano. Di ritorno, mi fermo alla piazza del Panepistimio, che si apre a sorpresa con i suoi edifici greci antichi come accade spesso ad Atene: la distruzione turca ha risparmiato molto poco, ma quel poco spicca tra le strade non più vecchie di un secolo.
A pranzo scelgo un locale tipico greco dove mi gusto un piatto di souvlaki dal menu "anti crisi" e per €7.50 mi mangio due bei spiedini di carne gustosissima, pita, tsatsiki e patate fritte. L'unico problema è pagare, visto che i camerieri si sono appena sfornati una pizza calda e stanno mangiando ad un tavolo, nonostante abbiano visto che sono in cassa da 10 minuti. E vabbuò, che tieni fretta di pagare o conto?!
E il pomeriggio, è la volta dell'acropoli. Che chiude alle 15 perciò devo sbrigarmi. Gratis anche questa, comincio ad incamminarmi scoprendo il teatro di Dioniso dove Sofocle mise in scena le sue tragedie (sti cazzi ehm volevo dire niente popò di meno che) e rifiutando la gentile offerta di un tour dell'acropoli ad €50 (dovrei mettermi anch'io a farlo in piazza san Marco, l'ho sempre detto).
Entrare nell'acropoli sembra quasi un passaggio in un'altra dimensione, e non posso fare a meno di toccare le colonne... salvo accorgermi del cartello "NON TOCCARE IL MARMO!!" ehm ehm... oooops. Il Partenone e l'Eretteo sembrano irreali da quanto sono belli... e infatti le cariatidi dell'Eretteo sono una copia, tocca scendere al museo per vedere gli originali.
Museo gratis che, ricostruito nel 2004 per le Olimpiadi, è super trasparente in ogni dove, e squadre di signore delle pulizie passano incessantemente i pavimenti di vetro per poter godere della vista mozzafiato anche dal terzo piano. Le foto sono ammesse solo se fotografi copie di plastica (il museo abbonda di insulti a Lord Elgin grazie al quale gran parte degli originali è al British Museum di Londra) ma se provi che so a fotografare le cariatidi dell'Eretteo... ci riesci se la guardia è distratta!!
Il 31 mattina lo trascorro praticamente tutto in ostello a scrivere tesine per gli esami di gennaio (con conseguenti pensieri di stima rivolti ai prof) per poi distrarmi passeggiando per le stradine della Plaka, un quartiere che mantiene ancora delle sembianze piuttosto antiche e che assomiglia un po' a Genova, solo con le agorà. Sì perché ci sono due agorà, quella greca e quella romana, dove si possono immaginare gli antichi scambi di mercanzia e le antiche riunioni dei cittadini, si respira la storia... l'agorà romana è preceduta dalla torre dei venti che per motivi ignoti il cartello indica come "Bath of Winds"..?!
Tutto il quartiere è invaso da orde di cani e gatti randagi, come il resto della città, e gli ateniesi seduti ai caffè non ci fanno troppo caso; i siti archeologici sono chiusi per sciopero dei dipendenti, perciò mi limito a concludere la passeggiata e a tornare in ostello dove si sta parlando di politica. Ignorando la mia nazionalità, sento che dicono "Ah ma ce n'è uno ancora peggio di Bush, sai chi è?! Berlusconi!!" e per fortuna è ora di andare, direzione: fermata della metro, appuntamento con Hera. Mentre aspetto, all'altezza della fermata dell'autobus, noto con piacere che l'autobus deve fermarsi in doppia fila perché le macchine occupano tutta la corsia e non accennano a spostarsi: e vabbuò, che tieni fretta di scendere dall'autobbùs??!
Finalmente riabbraccio Hera e ci dirigiamo verso la casa, sulle vicine montagne, con i galli e le galline in orto, i cani da caccia nella cuccia, l'anfora a decorare il giardino. Sulla soglia mi circonda l'intera famiglia che parla un po' inglese un po' italiano e molto greco ed Hera mi fa: "ti senti a casa, con tutti intorno a farti il terzo grado eh?!" Effettivamente... Poi è la volta dei cuginetti di sette anni che cantano i Carrols come da tradizione di fine anno e ai quali bisogna dare la mancia: col giro del quartiere hanno racimolato 150 euro a testa, oggi... VOGLIO FARE QUESTO, DI LAVORO!!!!
Dopo aver mangiato come un maiale e aver conversato a gesti con la nonna che parla greco, è la volta delle tradizioni portafortuna: chi trova la moneta nascosta nella torta ha fortuna tutto l'anno (la trova il papà di Hera); a mezzanotte si spara col fucile in aria (gli uomini di casa, non noi va'); bisogna uscire fuori e rientrare col piede destro da tutte le porte (rischiando una bronco pleure). Poi si conclude la nottata giocando a carte con tutta la famiglia, ma seriamente: telo verde, fiches, soldi sonanti e bambini che si giocano l'incasso dei Carrols!
Si va a dormire presto -alle 3- perché domani c'è il pranzo, se non avessimo mangiato abbastanza. Il gallo canta poco dopo, il vento soffia impetuoso e io sogno che sia la sveglia, mannaggia a lui!!
Il primo dell'anno ci avviamo verso casa della nonna intorno all'una, con Hera che prima di partire mi chiede cosa voglio per colazione.... ma anche niente, vista l'ora!! Quello che ignoro è che in Grecia si pranza minimo verso le 14.30, ma non c'è pericolo di morir di fame nel frattempo. Arrivati dalla nonna, suoniamo il campanello ma non risponde nessuno. Al che Hera scende in strada e URLA in direzione del balcone, ma nessuno reagisce. Arrivano allora gli zii e mentre mi parlano e si presentano, lo zio regge le teglie e la zia sta attaccata al campanello: finalmente, ci aprono!
La nonna ci accoglie nel salotto in cui ci stringeremo tra divani e sedie in 11, e comincia a parlarmi in inglese francese e italiano perché lei ha viaggiato un sacco, e mi riempie subito di regali come si usa con gli ospiti. Poi ci sediamo e cominciamo -ricominciamo- a mangiare come vacche, con Hera che si premura di tradurmi le conversazioni o di assicurarmi che se anche si urla da un'estremità all'altra del tavolo, nessuno sta litigando: stanno soltanto chiacchierando. Tutti sono in grado di mantenere in piedi almeno due conversazioni diverse contemporaneamente, alcuni anche in lingue diverse, e io non ci capisco più niente. Mentre i cugini mi insegnano il detto "una faccia una razza" (così, in italiano!), la nonna grecofona dà di gomito all'altra nonna chiedendo se sto mangiando, e quella mi batte una mano sulla spalla intimando in italiano "mangia, mangia!!" ma nel mentre sto a fatica finendo l'insalata la tsatsiki la carne (non so se fosse cervo o manzo, mah!) le patate arrosto il pane al finocchio la pasta al forno etc etc, la nonna mi interrompe cominciando a cantare la canzone del soldato ("mamma son tanto felice...") e costringendomi ad un duetto. Finito il duetto, al momento del dolce, la nonna tira fuori una borsa piena di foto stampate, alla ricerca delle foto di quando è venuta in vacanza a Venezia e Jesolo... praticamente, la Holly greca.
A quel punto mi sento in dovere di provocarli e lancio la domanda: ma come fa il vostro inno nazionale?! E via che parte la cantata collettiva, con tentativo di traduzione / parafrasi dell'inno a beneficio mio... uno spettacolo!
Congedateci dai parenti intorno alle 18, con Hera che come prima domanda mi chiede "cos'hai voglia di mangiare per cena?" ehm... NIENTE?!... andiamo a smaltire qualche caloria passeggiando al parco ma senza approfittare della palestra gratuita all'aperto, troppo freddo e troppo pigre! In serata facciamo un giro in centro alla famosissima Syntagma, dove chiediamo anche l'orario del cambio della guardia ma non faremo in tempo a vedere i soldati coi pon-pon sugli stivali che cambiano turno.
Il giorno dopo trascorriamo una giornata in spiaggia, col mare di un blu accecante, e a pranzo tipico greco dove ci si siede alle 14.30 e non ci si alza per almeno 3 ore... e vabbuò, che tieni fretta di magnà?!
È tempo di ritornare in laguna, naturalmente via Bruxelles bagnata dal diluvio universale, con la speranza di aver convinto Hera e i suoi a venirmi a trovare per un... Grosso Grasso Carnevale Veneziano!

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